ANTONAZ CON I FRIULANI DI ROMANIA

Bucarest 24 Ago - "Una forte emozione, unita all'interesse per la conoscenza di una realtà difficilmente immaginabile: un pezzo d'Italia e di Friuli trapiantato da oltre un secolo in Romania, tuttora con un forte senso di appartenenza, ma debole in strutture e possibilità, che merita il massimo aiuto da parte nostra". È questo lo stato d'animo che l'assessore regionale per i problemi dei migranti, Roberto Antonaz, sta provando in questi giorni, impegnato in una serie di visite ad alcune delle comunità regionali in Romania. Il viaggio, organizzato dall'EFASCE (Ente Friulano Assistenza Sociale Culturale Emigranti) di Pordenone, ha toccato finora i centri Costanza, Greci, Galati e Braila, dove Antonaz ha incontrato i dirigenti dei Segretariati dell'EFASCE (così si chiamano i circoli), nonché esponenti della comunità italiana in Romania, la cui presenza in quel Paese risale all'Ottocento. E sono stati proprio i friulani - per la massima parte giunti da tutto l'arco pedemontano del Friuli Occidentale e impegnati nelle miniere di pietra, come fornaciai, mosaicisti, coltellinai, edili - a dare un contributo alla crescita della società romena. Particolarmente significativo e non privo di commozione l'incontro di Greci, dove vive una comunità di circa 400 italiani, in maggioranza friulani e veneti, ormai alla terza, quarta e quinta generazione, che ancora conservano parlata nazionale e dialettale, usi e abitudini di una patria in molti casi mai conosciuta, ma orgogliosi di un'identità che dà loro forza. Nei vari incontri, quindi, l'assessore Antonaz - che era accompagnato dal presidente e dal vicepresidente dell'EFASCE, Luigi Luchini e Pier Giorgio Zannese, e dal coordinatore dei 18 Segretariati romeni dell'Ente, Giulio Armanaschi - ha messo in evidenza come sia la prima volta che avviene una visita istituzionale da parte della Regione alle comunità romene; e come sia importante "ricercare assieme i motivi per costruire rapporti continui fra Friuli Venezia Giulia e comunità all'estero ormai stabili, ma desiderose di mantenere un'identità". Preziosa, in questo campo, potrebbe essere la funzione delle varie "Casa Italia" sparse per il Paese. Purtroppo la loro condizione è in genere di totale abbandono, né il proprietario - cioè lo Stato italiano, che le istituì fra le due guerre - sembra al momento interessato al loro recupero. "Bisognerebbe - ha affermato Antonaz - cercare assieme, Stato e Regione, una via giuridica per consentire la sistemazione e la riapertura di queste case, che potrebbero divenire un punto di riferimento per gli italiani e offrire un servizio culturale e didattico ai romeni. Le associazioni degli emigrati, con l'EFASCE in prima fila, sono disponibili e dare il loro contributo di idee, conoscenza e volontariato per la gestione". Altro tema affrontato nei vari incontri è stato quello relativo alle modalità e ai contenuti di collaborazione con le comunità regionali in Romania: una collaborazione che potrebbe svilupparsi non solo in senso culturale, ma anche con progetti di cooperazione, che potrebbero aiutare le comunità stesse e i singoli a crescere. ARC/Nico Nanni