ARE: DUE RIFLESSIONI SULL'IDENTITÀ COME CONCETTO APERTO

Udine, 08 nov - L'identità come concetto aperto, capace di mettersi continuamente in rapporto con l'altro. È stato questo il filo conduttore dei due interventi conclusivi della mattinata di oggi all'Assemblea generale dell'ARE, in corso di svolgimento al quartiere fieristico di Udine. Gli interventi sono stati affidati a due insigni studiosi che, come ha sottolineato il presidente dell'ARE Riccardo Illy nel chiamarli alla tribuna, con la loro stessa storia personale incarnano il tema problematico dell'identità. Predrag Matvejevic, docente di slavistica all'Università di Roma, con doppia cittadinanza (italiana e croata) e lunghe esperienze di insegnamento a Parigi, viene dalla Bosnia, punto di incontro fra Oriente e Occidente, di padre russo ortodosso e madre croata cattolica. Alain Gagnon, direttore del Centro di ricerca interdisciplinare sulle diversità nel Quebec all'Università di Montreal, e studioso dell'identità, ha cominciato a occuparsi di questi temi proprio partendo dalla propria esperienza di cittadino di lingua madre francese del Canada in gran parte anglofono. L'identità, secondo Matvejevic, è un concetto difficile, che deve essere bene interpretato. "L'identità, come già avevano capito i romani, non è infatti - ha osservato - un'entità unica, composta da un solo elemento, non è un qualcosa di chiuso. Nella stessa persona convivono vari strati di identità: regionale, nazionale, storica". Nell'Europa di oggi, il diritto alla diversità non deve più essere negato, secondo Matvejevic. "Ma l'Europa - ha ammonito - deve diventare meno eurocentrica e più aperta, deve essere meno egoista dell'Europa delle nazioni del passato, caratterizzata da tragiche guerre fratricide, per diventare un'Europa dei cittadini che si danno la mano". Facendo costante riferimento all'esperienza del Quebec, la parte francofona del Canada, Gagnon ha osservato che "un'identità si rafforza e può sopravvivere solo se si confronta con l'altro, se non si chiude in se stessa". Uno Stato, secondo lo studioso canadese, deve essere basato su due principi: diversità e uguaglianza. Ciò significa che deve garantire a ognuno la propria identità. Ricordando la tentazione alla chiusura del Quebec di oggi, Gagnon ha invece proposto un modello diverso, proprio il modello che è stato indicato per l'Europa nell'Assemblea generale dell'ARE. "Troppa identità non sempre - ha detto - è un vantaggio. È invece opportuno coniugare l'autonomia regionale, dotata di un proprio parlamento, con l'appartenenza a un organismo più ampio. Ma una federazione funziona solo se è capace appunto di rispettare le diverse identità". ARC/PF