Villa Manin, 24 genn. - Una legge che arriva a 12 anni dalla legge costituzionale che attribuiva alla Regione potestà esclusiva in materia di ordinamento degli enti locali; una legge, ancora, che fissa principi fondamentali (quali sussidiarietà e adeguatezza) e i cui pilastri sono l'autonomia normativa degli enti locali, le forme associate, il Consiglio delle Autonomie, l'autonomia finanziaria.
Una legge (la 1 del 2006, che entrerà in vigore il 26 gennaio) che ora va attuata: per questo va studiata, capita e recepita da tutti i soggetti interessati. Così oggi a Villa Manin un folto uditorio - composto da amministratori regionali e locali, esperti, studiosi, funzionari degli enti locali - è intervenuto per conoscere meglio un testo "che porterà grossi cambiamenti al modo di amministrare" ha detto il sindaco di Codroipo, Vittorino Boem, secondo il quale però "l'iter attuativo andrà monitorato e accompagnato e se necessario corretto".
Per il prof. Luciano Randelli dell'Università di Bologna "la nuova legge del Friuli Venezia Giulia è organica e affronta due grandi temi oggi presenti e dibattuti in Europa: ovvero l'autonomia intesa come differenziazione e nello stesso tempo vede i sistemi intesi come capacità di coesione".
Da un impianto di questo tipo discendono i meccanismi istituzionali che regolano i rapporti tra i livelli di governo: Regione, Province, Comuni. "L'innovazione più importante della legge - secondo il prof. Leopoldo Coen dell'Università di Ferrara - riguarda il principio di 'cedevolezza' dalla Regione agli Enti locali". Il che significa che mentre la Regione deve legiferare, l'ente locale può disporre in autonomia la propria organizzazione e i propri procedimenti necessari a darvi attuazione. Il coordinamento tra i vari sistemi di governo spetterà al Consiglio delle Autonomie Locali". Un altro punto principale della nuova legge riguarda le forme di "gestione associata" degli Enti Locali: la prof. Clara Busana Banterle dell'Università di Trieste ne ha parlato partendo dalle esperienze condotte in passato in regione e che non hanno avuto esiti particolarmente soddisfacenti. "La nuova normativa offre delle novità in materia, prevedendo fra l'altro la costituzione degli ASTER (Ambiti di sviluppo territoriale), anche se molto resta da fare in fase attuativa".
Fin qui la valutazione dal punto di vista accademico: ma i diretti interessati, ovvero gli amministratori locali, cosa pensano della nuova legge? Per Giorgio Brandolin, presidente dell'Assemblea delle Autonomie nonché della Provincia di Gorizia, "la soddisfazione deriva dal fatto di avere finalmente una legge, che ora va però riempita di regolamenti e di norme attuative settoriali".
Le criticità evidenziate da Brandolin riguardano certe sovrapposizioni con norme precedenti (a esempio nell'urbanistica); le unioni dei Comuni che potrebbero sovrapporsi ad altri organismi quali Aster, Province o Comunità Montane; il concetto di città metropolitana, che non deve snaturare quello di unità regionale; la figura del "garante delle autonomie".
Circa il futuro Consiglio delle Autonomie, Brandolin ha sottolineato il ruolo dell'Assemblea finora vigente, "divenuta una palestra per molti amministratori", con l'auspicio di una più stretta relazione fra Consiglio stesso e Regione. Fra le attese per il futuro il presidente ha indicato la definizione del comparto unico, dei trasferimenti di competenze e di risorse, auspicando la compartecipazione finanziaria degli enti locali.
Sul concetto di "sistema" previsto dalla legge si è quindi soffermato - nel corso del dibattito - il presidente della Quinta Commissione regionale, Mauro Travanut.
Infine l'assessore alle Autonomie locali, Franco Iacop, secondo il quale siamo in presenza di una "legge che punta a dare ruoli precisi ai livelli istituzionali, differenziandoli nelle competenze, dando loro una forma di autonomia reale, ma anche richiamandoli a responsabilità precise, legate alla gestione dei servizi e alla capacità di svolgere le proprie competenze nella forma più efficiente ed efficace".
È un messaggio di impegno quello che viene dalla Regione: "vogliamo che le Autonomie locali - ha detto l'assessore - si sentano parte integrante del sistema: tutti siamo protagonisti (Regione, Province, Comuni, forme associate) della gestione del sistema pubblico regionale, tutti siamo chiamati alle nostre responsabilità, tutti dobbiamo avere coscienza del nostro ruolo, delle nostre competenze e anche delle risorse che servono a far funzionare il sistema".
La scommessa principale sulla quale è costruita questa legge e per la quale viene chiesto l'impegno degli enti locali, in primo luogo dei Comuni, è la capacità di condividere con altri, di mettersi assieme in forme associate nella gestione coordinata delle tematiche legate alle politiche di sviluppo perché oggi la dimensione degli enti è insufficiente per condurre politiche adeguate.
Infine il ruolo delle Province. Per Iacop è stato uno dei temi di dibattito e discussione: "Dalla legge emergono chiaramente i compiti affidati ai Comuni e alle Province in una logica di collaborazione istituzionale e in una dimensione di competenza esclusiva su alcune materie. È ovvio che sono state assegnate le competenze che riguardano direttamente le comunità ai Comuni, che ne rappresentano gli interessi; ma le materie che riguardano tematiche generali sono delle Province. Pensiamo all'ambiente, alle politiche del lavoro, alla mobilità, all'istruzione secondaria superiore e anche a temi di sviluppo generale quali la gestione dei servizi integrati. Mi pare ci sia spazio per esprimere tutta la volontà di amministrare una comunità vasta".
ARC/Nico Nanni