Trieste, 11 mag - L'unico modo per essere competitivi è investire in formazione permanente. E se la flessibilità influisce positivamente sulla competitività, è la stabilità a dare alle aziende la possibilità di instaurare, con profitto, un programma di formazione adeguato all'aumento del livello di conoscenza del personale e, quindi, al proprio sviluppo.
E' uno dei presupposti emersi oggi nel corso della presentazione a Trieste del Programma triennale regionale di politica del lavoro da parte del presidente della Regione, dell'assessore regionale competente e di Tito Boeri, docente di economia del lavoro alla Bocconi di Milano.
In particolare, il presidente ha ricordato che in questo momento storico l'Italia, l'Europa e il mondo intero stanno affrontando due cambiamenti epocali in contemporanea: stiamo progressivamente arrivando ad un'economia globale e stiamo passando dall'economia dell'industria a quella della conoscenza. Ciò comporta problematiche non semplici da affrontare, salvo si parta da un modello che vede la perfetta integrazione tra sviluppo economico e coesione sociale, poiché se è grazie allo sviluppo economico che si creano occupazione, benessere, servizi pubblici importanti, la coesione sociale è alla base dello sviluppo economico.
Su questo circolo virtuoso si sviluppano le politiche che in regione hanno portato alle nuove leggi sulle piccole e medie imprese (che ha comportato l'erogazione dei finanziamenti non più a pioggia ma a progetto) sull'innovazione, sul welfare, sull'immigrazione e sul lavoro, tutte realizzate in seguito a quella concertazione che, ha ricordato il presidente, è lo strumento principe per assumere le decisioni più importanti, comprese quelle che di primo acchito possono vedere apparentemente contrapposte le posizioni di lavoratori e datori di lavoro.
Il lavoro, ha ricordato l'assessore, è uno dei punti di integrazione di questo percorso perché vuol dire risorse umane di qualità per le imprese ed esercizio di un fondamentale diritto di cittadinanza, di integrazione, di partecipazione alla vita di una comunità. Produrre più ricchezza, ha continuato, significa dare più servizi, ma dare più servizi significa liberare energie per produrre più ricchezza come dimostra il successo di quei servizi che consentono alle donne di lavorare nel rispetto dei tempi di conciliazione.
I problemi che ancora sussistono, anche se le politiche avviate in Friuli Venezia Giulia rappresentano un esempio da seguire in Italia - ha detto Boeri - sono legati ai cambiamenti in atto nella struttura produttiva, più evidenti qui che altrove nel Paese, alla necessità di stabilire nuove regole previdenziali (ma questo, ha sottolineato non è di competenza della Regione), all'immigrazione sommersa, all'inserimento ed al reinserimento di donne e persone non più giovani nel mondo del lavoro, alla necessità di ridurre il precariato, che va contrastato - hanno sottolineato il presidente e Boeri - tenendo presente che in realtà la legge Biagi, tutto sommato meno applicata di quanto si pensi, è responsabile più di un aumento della flessibilità dell'ingresso del mondo del lavoro che di altro.
ARC/Luciana Versi Zambonelli