Aquileia, 12 lug - Il giardino del Paradiso punteggiato di
fiori bianchi, pesci, colombe, uccelli palustri, piume di pavone,
la testa del pellicano, ritratti ripresi dai mosaici
paleocristiani e scritte inedite. Sono i simboli, i dettagli
nascosti, esempi di suggestivo naturalismo, emersi negli
affreschi restaurati dell'abside della basilica di Aquileia,
inaugurati oggi, in occasione della solennitÖ dei santi patroni
Ermacora vescovo e Fortunato diacono.
La pulitura, il consolidamento murario e la reitegrazione
pittorica, eseguita con equilibrio tra il limite consentito dallo
stato di conservazione e l'integrazione "mimetica" necessaria
all'apprezzamento complessivo delle immagini, hanno restituito
leggibilitÖ agli affreschi, tra i più importanti in Europa,
commissionati nel 1031 dal patriarca Poppone, che completò con
essi la ristrutturazione edilizia della basilica, dove furono
trasportate da Grado le reliquie di Sant'Ermagora.
Alla cerimonia di consegna, a cui ß seguita la Messa solenne
presieduta dal patriarca di Venezia, card. Angelo Scola e
concelebrata dall'arcivescovo di Gorizia, mons. Dino De Antoni,
erano presenti il presidente della Regione, Riccardo Illy e
l'assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz, numerose
autoritÖ civili, militari, ecclesiastiche.
Si ß chiuso oggi, dunque, un percorso inziato nel maggio del
2006, grazie ai contributi delle Fondazioni Cassa di Risparmio di
Udine, Pordenone e di Gorizia, con i quali la Fondazione "SocietÖ
per la conservazione della basilica di Aquileia" aveva potuto
dare avvio al progetto di restauro.
L'intervento, la cui direzione scientifica ß stata assunta dalla
Sovrintendenza, che ha a sua volta appaltato alla ditta Renzo
Lizzi di Artegna i lavori di pulitura e consolidamento, si ß
avvalso delle indagini del Centro regionale di catalogazione e
restauro di Villa Manin di Passariano.
La scelta tecnica ha recuperato le integrazioni che erano state
effettuate, dopo la scoperta degli affreschi nel 1896,
dall'intervento del pittore Giuseppe Cherubini che nel 1921 puntò
alla restituzione completa del programma iconografico, con il
rifacimento delle parti mancanti.
Fu il critico goriziano Antonio Morassi ad individuare nell'area
ottoniana, in particolare nel vivace centro attivo nell'isola di
Reichenau, gli esecutori dell'affresco che nel catino absidale
hanno raffigurato al centro della mandorla la Vergine con il
bambino, circondata dai simboli dei quattro evangelisti. Alla sua
destra compaiono le figure di Ermagora, Fortunato, Eufemia, il
cui volto, i dettagli dell'acconciatura di perle sono stati
restituiti alla leggibilitÖ, e, in dimensioni minori, quelle
della famiglia imperiale, protettrice di Poppone: Corrado II e la
moglie Gisella con il figlio Enrico III. A sinistra i santi
Marco, che diffuse il Cristianesimo ad Aquileia, Ilario e
Taziano, patroni di Gorizia, cui si affianco lo stesso patriarca
Poppone, con il nimbo quadrato che lo indica vivente, mentre
presenta alla Vergine il modello della chiesa. Un elegante doppio
fregio divide il catino dell'abside dove sono dipinte otto figure
di martiri con la scritta dedicatoria.
ARC/Elisabetta Pozzetto