Pordenone, 04 mag - Si ß aperta con il saluto in sette lingue
diverse portato da altrettante donne immigrate nel Friuli Venezia
Giulia la prima "Conferenza regionale sull' Immigrazione", in
svolgimento oggi e domani alla Fiera di Pordenone.
Oltre 400 gli iscritti (ai quali si ß aggiunto un altro centinaio
di partecipanti) fra amministratori pubblici, rappresentanti di
vari servizi pubblici e privati e di associazioni di
volontariato, e naturalmente immigrati, che in regione hanno
raggiunto una delle percentuali più alte in Italia. Basti pensare
che solo a Pordenone, su 51 mila residenti, 6.398 cittadini (al 2
maggio) sono immigrati e rappresentanti di 100 diverse
nazionalitÖ.
Una Conferenza, quindi, che cade nel momento più opportuno e per
vari motivi: innanzitutto perchá prevista dalla legge regionale 5
del 2005 e quindi momento di verifica del lavoro fin qui svolto;
quindi perchá occasione di proposta per il futuro, proposta che
nasce dai gruppi di lavoro nei quali l'assise si articola; infine
perchá può consentire un confronto a livello nazionale con il
disegno di legge sull'Immigrazione approvato dal Governo.
I lavori della mattinata - dopo i saluti del sindaco di
Pordenone, del presidente di Pordenone Fiere SpA e del dirigente
dell'Ufficio Scolastico regionale - sono stati caratterizzati
dagli interventi degli assessori regionali all'Istruzione e
Cultura, alla Salute e Protezione Sociale, al Lavoro e
Formazione, ovvero dei tre settori dell' Amministrazione
regionale per vari motivi più vicini al fenomeno
dell'immigrazione.
Se una sintesi può essere tratta dai lavori della mattinata, essa
va ricercata nella comune volontÖ di considerare l'immigrazione
un'opportunitÖ di crescita e non un problema; di non
sottovalutare le problematiche che comunque ci sono ma di
gestirle assieme; di operare nell'ottica della solidarietÖ
creando e mettendo in rete servizi pubblici e associazioni
private.
Il fatto che la Conferenza stia proseguendo oggi pomeriggio in
gruppi di lavoro su salute, istruzione (a questo gruppo partecipa
anche il sottosegretario all'Istruzione, Letizia De Torre),
lavoro e formazione, servizi sul territorio e poi allargando
domani mattina (sabato) il discorso a temi quali cooperazione
allo sviluppo, partecipazione degli immigrati alla vita pubblica,
diritto alla diversitÖ nell'uguaglianza, ß l'esplicita conferma
di quanto in profonditÖ voglia andare la Conferenza stessa e di
come da essa ci si attendano risultati concreti.
Risultati concreti che saranno presentati nella mattinata di
domani al ministro della SolidarietÖ sociale, che concluderÖ i
lavori della Conferenza. Se ß vero che la storia dell'umanitÖ ß
frutto dei "movimenti" delle masse umane, allora il flusso
migratorio di oggi verso l'Italia non deve stupire: esso fa parte
della storia in quanto gli uomini che vivono in condizioni
disagiate hanno sempre cercato di andare verso i Paesi dove le
condizioni di vita vengono ritenute migliori e comunque dove vi ß
la speranza di migliorare le proprie.
Un movimento migratorio che dovrebbe essere ben compreso in una
regione come il Friuli Venezia Giulia, che per secoli ha
"esportato" braccia verso l'Europa e oltre oceano. Da questa
consapevolezza dovrebbe nascere l'accettazione dell'altro e
dovrebbero essere create le condizioni di una convivenza sempre
più multietnica e multiculturale.
Un punto, questo, sul quale ha insistito l'assessore regionale
all'Istruzione, cultura, sport e pace, secondo il quale la
mancanza di gravi conflitti sociali non deve far ritenere che i
problemi non esistano. Tra essi i più urgenti riguardano la
scuola e la lingua, il lavoro (con l'alto numero di incidenti che
interessano i lavoratori immigrati), la casa, l'integrazione
sociale, gli spazi per la pratica religiosa e l'aggregazione.
Dalla consapevolezza di queste urgenze ß nata la legge regionale
5 del 2005, che ha creato le condizioni per affrontarle e
superarle. Quella legge, pur buona e di esempio per altre
Regioni, non può però essere immutabile: deve poter adattarsi al
mutare delle esigenze. Come anche può essere un'utile base di
confronto per il nuovo disegno di legge nazionale in materia; un
tema su tutti da affrontare e chiarire: il futuro dei Centri di
permanenza temporanea (CPT), che per la Regione Friuli Venezia
Giulia vanno aboliti e divenire strutture aperte. Flussi migratori e sanitÖ: un rapporto
importante, di cui tener conto nella programmazione regionale.
Occorre prendere coscienza del fenomeno e cercare di dare le
risposte più opportune, senza far ricorso ad alcuna
eccezionalitÖ, ma gestendo bene l'ordinario.
La prima risposta della Regione ß venuta - secondo l'assessore
alla Salute e protezione sociale - dalla legge 5 in materia di
immigrazione, che affronta il problema coinvolgendo
trasversalmente più settori, fra i quali la sanitÖ.
Una seconda risposta viene dall'istituzione dell' Osservatorio
regionale sulla salute degli immigrati. Uno strumento utile per
monitorare i dati epidemiologici e clinici, per mirare le azioni
su alcuni problemi particolari, per formare gli operatori a
seconda delle esigenze specifiche.
All'interno dell'Osservatorio sono poi stati costituiti dei
gruppi di lavoro su temi particolari quali a esempio le evidenze
cliniche ed epidemiologiche (salute della donna e del bambino,
assistenza pediatrica a tutti i minori); la sicurezza nei luoghi
di lavoro; i minori stranieri non accompagnati; la profilassi e
controllo delle malattie infettive.
Un percorso che continua e che trova adeguate risposte nel Piano
socio sanitario regionale. I lavoratori immigrati nel Friuli Venezia
Giulia sono oltre 40 mila: un fenomeno importante che incide sul
futuro della regione per il peso che ha sul sistema produttivo
(quei lavoratori sono assolutamente necessari), per il
significato che ha sulla collocazione internazionale del
territorio, per l'apporto che offre al "ringiovanimento" di una
regione ormai tra le più vecchie d'Europa.
Davanti a questo fenomeno la Regione - tramite la Direzione del
Lavoro e l'Agenzia per l'Impiego, ha sostenuto l'assessore
regionale al Lavoro e formazione - ha operato e opera con
risultati finora positivi, se ß vero che le azioni volte a
trasformare il diritto al lavoro in diritto al "buon lavoro"
hanno avuto successo, come dimostrano i dati della partecipazione
ai corsi di formazioni professionale, ai contratti
lavoro-apprendistato, ai corsi di formazione permanente.
Ma ci sono anche delle criticitÖ per superare le quali - legate
soprattutto alle difficoltÖ d'ingresso - si sta lavorando. È
stato definito un Accordo con le Prefetture per lo Sportello
Unico per gli Immigrati; ß stato avviato un Accordo quadro con i
datori di lavoro; ß stato promosso un accordo per l'introduzione
della domanda telematica per l'autorizzazione a colf e badanti; ß
stata avviata la sperimentazione della formazione nei Paesi
d'origine per favorire l'arrivo di personale preparato.
Per il futuro bisognerÖ puntare sul sostegno ai molti immigrati
che voglio avviare attivitÖ in proprio (sono giÖ 10 mila in
regione); operare sulla sicurezza nei posti di lavoro; attivare
il sistema delle universitÖ e della ricerca per attirare un
capitale umano d'eccellenza; introdurre servizi pubblici e
privati nel mercato del lavoro.
ARC/NNa