TONDO INAUGURA MOSTRA "TIBET, MISTERO DI LUCE" A UDINE

Udine, 22 mag - "La mostra 'Tibet, mistero e luce' rappresenta un'altra significativa occasione per avvicinare il pubblico regionale e italiano ad un popolo e ad una cultura lontana proprio nel momento in cui Sua Santità il Dalai Lama raggiunge per la seconda volta in cinque anni Udine e si incontra con la nostra comunità con un programma alquanto strutturato: il suo non è infatti un semplice passaggio in Friuli Venezia Giulia ma è proprio un'occasione per approfondire la sua testimonianza con una serie di lezioni". Così il presidente della Regione Renzo Tondo ha commentato l'inaugurazione della mostra proposta dall'Associazione culturale Dharma Sugata per la visita del Dalai Lama e promossa dalla Regione assieme al Comune di Udine nella quale sono esposti nella ex chiesa di San Francesco circa 700 manufatti tibetani, perlopiù di arte sacra antica, provenienti dalla collezione privata di oltre cinquemila pezzi di Enrico Dellacà e che il direttore dei Civici musei udinesi Marco Biscione non ha esitato a definire "la più ampia raccolta privata d'Europa". Il presidente si è complimentato con il prof. Dellacà per la qualità dell'esposizione e "la tenacia con la quale lo studioso e appassionato di cultura tibetana ha saputo raccogliere in tanti anni importanti opere che testimoniano il fascino di una storia e di una civiltà ricca di sfumature e sensibilità". "Siamo onorati - ha affermato Tondo - di aver potuto cogliere l'opportunità di ospitare questa esposizione. Proprio nel momento in cui stiamo assistendo alla necessità sempre più sentita delle persone di avvicinarsi all'approfondimento della spiritualità, può offrire ulteriori stimoli di riflessione. Riannodare i fili della speranza in un domani più sereno e prospero è ciò che ci suggeriscono le forme, i simboli, e l'arte di questi manufatti", ha concluso il presidente. All'inaugurazione, alla quale sono intervenuti il sindaco di Udine Furio Honsell e il presidente della Provincia Pietro Fontanini, il folto pubblico è stato onorato della presenza del monaco maestro Ghesche Lobsang Pendhe che con la sua toccante testimonianza ha ricordato le dolorose vicende del suo popolo, "il cui territorio è stato invaso dalle guardie cinesi che hanno devastato cinquemila monasteri, distrutto migliaia di statue simbolo del sacro e di una religiosità da loro considerata 'veleno'". Il monaco ha quindi ringraziato le istituzioni e il presidente dell'associazione Dharma Sugata per quello che ha definito "un regalo al popolo tibetano". E proprio una dedica "ad un Tibet che non esiste più, ad un mondo perduto per sempre " è stato l'obiettivo della mostra allestita da Dellacà che ha guidato i visitatori alla scoperta dei pezzi più rari. Tra tutti da segnalare la statua di Atisha, un Buddha in tek massiccio proveniente dall'Indonesia, due grandi arazzi di oltre settecento anni, dei "mandala", ovvero rappresentazioni di un universo possibile e ricco di simboli, in sabbia himalayana, sottratti dallo stesso Dellacà molti anni fa alla inevitabile distruzione prescritta dai riti buddhisti in un monastero e ora offerti all'approfondimento degli ospiti della mostra udinese. ARC/EP