(ACON) Scodovacca di Cervignano, 26 mar - MPB - E' possibile
definire con appropriatezza ciò che ß notizia e ciò che fa
notizia?
L'interrogativo ß stato rilanciato dal presidente del Consiglio
regionale Alessandro Tesini al convegno "Presunto colpevole",
organizzato da Corecom e Ordine dei giornalisti del Friuli
Venezia Giulia su ruolo e responsabilitÖ dei media
nell'acquisizione e nella verifica delle notizie e dei rapporti
con la pubblica amministrazione, che si ß svolto a Villa Chiozza
di Scodovacca di Cervignano.
Perchá - ha affermato Tesini - ß evidente che i mezzi di
informazione hanno bisogno di erogare-vendere notizie e cose che
fanno notizia. Il modo e la rapiditÖ con cui oggi si accede alle
fonti, il poco tempo a disposizione per verificarle, per
accertarne la fondatezza e per effettuare degli approfondimenti
pesano molto quando, magari, c'ß la certezza che una notizia data
coså come arriva possa fare centro.
Una riflessione importante per Tesini, dunque, quella promossa
dal Corecom su una situazione che cambia per il cambiare dei
costumi, della percezione dei diritti, del rapporto tra pubblico
e privato e, quindi, anche del modo di regolare i flussi
dell'informazione offerti a una opinione pubblica che di volta in
volta ß causa ed effetto delle dinamiche che si creano, più
spesso vittima ma talvolta anche fattore scatenante di una
informazione che deve affidarsi al sensazionalismo. E che, come
informazione, per i traguardi acquisiti dal villaggio globale,
arriva sempre e comunque, rendendo velleitari filtri,
valutazioni, selezioni.
Certo, per Tesini, ß difficile la ricerca del punto di equilibrio
tra libertÖ di informazione, rispetto delle condizioni
essenziali, della deontologia professionale e della correttezza
del dato.
Ma se "Presunto colpevole" tocca una realtÖ di stringente
attualitÖ, Tesini da esponente della politica e delle istituzioni
dichiara di non credere che la soluzione sia quella di mettere in
sicurezza una casta di privilegiati, anche se la normativa sulla
privacy probabilmente va ripensata, ma sostiene che "il problema
ß quello di favorire criteri che non circoscrivano i contenuti
delle buone notizie nel sensazionalismo. Una sanitÖ che fa
notizia solo quando ß malasanitÖ, ed ß solo un esempio,
costituisce una patologia che va corretta, tanto che appartenga
alla televisione quanto alla carta stampata".
Da qui l'auspicio che dal convegno scaturiscano indicazioni che
non rinviino sempre e comunque alla coercizione delle norme,
"perchá ciò di cui c'ß bisogno sono poche regole essenziali, che
però vengano correttamente attuate ed applicate: senza
imbavagliare nessuno, occorre una gestione corretta
dell'informazione che si fa anche con la professionalitÖ". Di etica della
comunicazione e regole dimenticate ha parlato Franco Del Campo,
presidente del Corecom, che partendo dalla cronaca di questi
giorni ha lanciato gli spunti per cercare una prospettiva più
ampia, per una cornice di riferimento comune.
Presunto colpevole ß il rovesciamento preoccupante e paradossale
rispetto a un cardine del diritto e della nostra civiltÖ che si
fonda, invece sul principio di innocenza, ha detto Del Campo
citando esempi sia di mostri preconfezionati che di mostri
perfetti degli ultimi mesi (dalla strage di Erba a Unabomber) e
parlando di corto circuito mediatico, di brama di scoop dei
giornalisti, ma anche di responsabilitÖ dei magistrati che si
occupano delle inchieste, nel fornire informazioni. Perchá - ha
detto - anche chi ha la responsabilitÖ delicatissima di svolgere
le indagini sembra condizionato dalla fretta di arrivare alle
conclusioni, di indicare un colpevole al grande pubblico in tempo
per la chiusura dei giornali o dell'ultimo telegiornale. La
fretta di arrivare a risultati clamorosi, attraverso facili
scorciatoie, porta quasi sempre - nella vita, nello sport, nella
giustizia - a risultati dopati che creano inevitabilmente dei
mostri.
Non sono mancati riferimenti alla politica, diventata artefice e
complice soprattutto a livello nazionale di un sistema che
contamina informazione e spettacolo e quindi mescola pubblico e
privato, e al ruolo dei media, non innocenti, anzi, colpevoli a
priori anche se lo sviluppo tecnologico ne ha dilatato la
funzione rendendo più complesso il rapporto tra realtÖ e notizie.
Come ristabilire allora responsabilitÖ e ruolo dei mass media
nell'acquisizione e nella verifica di notizie? E come evitare che
si instauri un ingranaggio mediatico giudiziario che schiaccia i
presunti colpevoli?
Per Del Campo tre categorie di cittadini vanno tenute come punto
di riferimento: fra esse il comune cittadino prima ancora del
personaggio pubblico della politica e dello spettacolo deve
essere al centro dell'attenzione. Il Garante della privacy ha
dettato da tempo le regole a cui tutti i giornalisti sono tenuti,
ma il punto di equilibrio, anche per Del Campo, va ricercato non
in una legge ma nell'etica professionale del giornalista.
Nella mattinata, coordinati dalla vicepresidente del Corecom
Ilaria Celledoni, si sono succeduti gli interventi di Lorenzo Del
Boca, presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Raffaele
Morvay, presidente dei GIP al Tribunale di Trieste e di Leopoldo
Coen, docente di diritto amministrativo all'UniversitÖ di Udine.
Le conclusioni sono state tratte da Piero Villotta, presidente
dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia.