VIOLENZA DONNE. MASSOLINO (PAT-CIV): SERVE EDUCAZIONE ALL'AFFETTIVITÀ

(ACON) Trieste, 24 nov - "Esprimo preoccupazione e amarezza per il clima politico che, ancora una volta, tende a minimizzare o a distorcere la natura profonda di un fenomeno che in Italia riguarda una donna su tre, come certificato dall'Istat". Così in una nota Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg, in vista della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne di domani, martedì 25 novembre. "Le recenti dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, secondo cui il dominio maschile affonderebbe le sue radici nella genetica, e quelle della ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, che ritiene irrilevante l'educazione nelle scuole per prevenire la violenza - fa persente la Massolino -, non solo risultano fuorvianti, ma contribuiscono a spostare l'attenzione dal nodo centrale: la violenza maschile sulle donne è un fenomeno culturale, non biologico. Si alimenta di ruoli di potere, stereotipi, educazione carente, del mancato riconoscimento della parità reale tra donne e uomini, ed è insita nei modelli culturali che apprendiamo, riproduciamo e trasmettiamo". "L'ultimo rapporto di ActionAid evidenzia come oltre il 55% dei giovani della Generazione Z ritenga normale controllare il/la partner. È un campanello d'allarme che non può essere ignorato - afferma l'autonomista - e che dimostra che stiamo regredendo anziché progredire. Da anni chiediamo interventi concreti nella nostra regione: programmi stabili di educazione all'affettività e alle relazioni, strutturati insieme alle scuole, alle famiglie e ai servizi territoriali, come inserito anche nel Piano annuale 2026 della Commissione regionale pari opportunità; consultori familiari realmente aperti, potenziati e accessibili, non depotenziati o chiusi come avvenuto negli scorsi anni; percorsi di prevenzione primaria, perché la violenza si contrasta prima che esploda, non solo dopo. Eppure, a fronte di un problema immenso che colpisce migliaia di donne e sempre più giovani, le nostre proposte non sono mai state accolte. Ogni anno si ripetono dichiarazioni di circostanza, ma ciò che serve davvero, da parte delle istituzioni, sono scelte politiche coerenti, investimenti nei servizi e una strategia culturale di lungo periodo". "La violenza contro le donne non è un destino biologico. Prevenirla è una responsabilità collettiva - conclude la consigliera -. Ed è una responsabilità politica, che continuiamo ad assumerci anche quando altri scelgono di mistificare, minimizzare o voltarsi dall'altra parte". ACON/COM/rcm