(ACON) Trieste, 5 nov - "Non servono nuove poltrone, ma urgono
invece servizi più efficienti, digitalizzazione e amministrazioni
snelle. Il ritorno delle Province costituisce soltanto l'ennesimo
tentativo da parte della vecchia politica di ricreare spazi di
potere e clientele, invece di pensare ai cittadini e ai
territori".
Lo rimarca, affidando il suo pensiero a una nota stampa, la
consigliera regionale Rosaria Capozzi (M5S), facendo riferimento
all'odierna approvazione, in seconda lettura da parte della
Camera dei Deputati, della proposta di legge costituzionale
inerente le modifiche dello Statuto speciale del Friuli Venezia
Giulia. Un procedimento complesso che mira al ripristino delle
Province e che, archiviata così anche la terza fase in sede
parlamentare, rimane in attesa solo del responso conclusivo del
Senato.
"Ecco perché - aggiunge convinta l'esponente pentastellata - il
M5S ha espresso a Montecitorio la propria ferma contrarietà al
progetto, in coerenza al percorso da noi sempre sostenuto.
Ricordo infatti che, già due lustri or sono, avevamo votato per
la loro abolizione insieme a una Maggioranza che, oggi, si dice
invece favorevole alla reintroduzione delle Province".
"Si tratta di un semplice ritorno a un modello di amministrazione
superato e costoso, che rischia di riportare in vita enti inutili
e nuove occasioni di spreco di risorse pubbliche. Le Province,
abolite proprio nel 2014 e svuotate delle loro funzioni,
rappresentavano infatti un livello intermedio di governo -
precisa Capozzi - che, nel tempo, si era trasformato in un centro
di potere e di spesa, spesso lontano dai cittadini e ben poco
efficiente. Ripristinarle, invece di semplificare e
razionalizzare opportunamente la macchina amministrativa,
significa fare un pericoloso passo indietro, aumentando
burocrazia e costi a carico dei contribuenti".
"Una scelta assurda - sottolinea la rappresentante del M5S - che
appare ancor più inspiegabile soprattutto in Friuli Venezia
Giulia, perché non è stato chiarito quali funzioni svolgeranno le
nuove Province, né come verranno finanziate. Chi oggi si dichiara
favorevole a questo ritorno dovrebbe invece spiegare su quali
basi orienti il proprio entusiasmo, se non sulla prospettiva di
ricreare un contenitore vuoto da riempire di poltrone e di
incarichi".
"Allo stesso modo, non è stato neppure definito - conclude
Capozzi - a quali risorse umane si intenda attingere, considerata
la carenza endemica di personale specializzato che già così
affligge le amministrazioni regionali e comunali. Ritengo altresì
che le risorse pubbliche vadano destinate ai Comuni, cioè agli
enti più vicini ai cittadini e ai bisogni reali dei territori,
rafforzandone competenze e organici, non certamente a nuovi
livelli di rappresentanza politica".
ACON/COM/sm