Trieste, 21 apr - La partita irrimediabilmente persa nella lotta contro il doping potrà cambiare il suo esito finale solo se ci sarà un mutamento nelle coscienze soprattutto dei giovani, per i quali è solo il duro lavoro in palestra il vero propellente per superare la fatica.
È stato questo il concetto di base emerso a Maniago nel corso di un convegno, organizzato dall'istituto scolastico Torricelli per celebrare i 50 anni del ricreatorio comunale, a cui ha preso parte anche l'assessore allo Sport del Friuli Venezia Giulia, Elio De Anna. Alla presenza della campionessa olimpica Gabriella Paruzzi e del giornalista sportivo Franco Bortuzzo, sono state tracciate le linee guida che la Regione intende adottare per contrastare il fenomeno dilagante dell'uso di sostanze proibite in ambito sportivo. In particolare, è stata ricordata la valenza sociale dell'attività motoria compiuta a vari livelli, tenendo conto dell'elevato numero di persone che praticano sport a tutti i livelli. Per questa ragione è stato messo in evidenza il valore della scuola quale ente di formazione primaria, chiamata a contribuire alla creazione di una cultura in grado di soppiantare le scorciatoie troppo spesso utilizzate per raggiungere il successo.
In questo contesto, il ruolo delle istituzioni è tradurre in azioni di indirizzo e leggi lo sforzo che si sta compiendo per dare battaglia al doping. Un importante esempio è il riconoscimento dell'illecito sportivo anche sotto il profilo penale in quanto mette a rischio la salute. Nel suo intervento, l'ex fondista ed attuale consigliere nazionale della FISI, Gabriella Paruzzi, ha evidenziato i grandi sacrifici di chi, iniziando a sciare a 6 anni, ha raggiunto uno dei traguardi più prestigiosi a 30 anni. La campionessa ha ripercorso la sua carriera sportiva mettendo in evidenza come solo il duro allenamento rappresenti la strada maestra per raggiungere il successo. Il giornalista Franco Bortuzzo, infine, ha riportato la cronaca che ha interessato atleti dopati e le vicende giudiziarie ad essi collegati che in alcuni casi rasentano l'incredibile. Una di queste ha a che fare con un ciclista, il cui avvocato difensore ha sottolineato come la salute sia un diritto ma non un dovere. ARC/Com