(ACON) Trieste, 22 ott - "Negli ultimi quarant'anni l'attività
estrattiva ha contribuito in modo significativo al consumo di
suolo, collocando il Friuli Venezia Giulia tra le peggiori
regioni d'Italia per questa triste statistica. Non solo per
l'eccessivo numero di cave aperte, molte delle quali non ancora
rinaturalizzate, ma anche per l'utilizzo della ghiaia che
continua a essere prodotto senza una reale visione di
sostenibilità".
A commentare negativamente in una nota l'approvazione del Piano
regionale delle attività estrattive (Prae) da parte della IV
Commissione è Rosaria Capozzi, consigliera regionale del
Movimento 5 Stelle.
"Lasciare ai Comuni l'onere di individuare nuove zone D4 -
sottolinea Capozzi - significherà aprire nuove cave o ampliare
quelle già esistenti, ma sarà difficile conciliare queste
attività con il reale fabbisogno regionale. Il rischio è quello
di diventare, ancora una volta, terra di conquista per chi estrae
da noi per realizzare opere altrove".
"Soprattutto - continua ancora Capozzi -, temo che le nuove
estrazioni finiscano per alimentare ulteriormente la
cementificazione e l'asfaltatura del nostro territorio. Basti
pensare alle grandi opere pubbliche in programma: dalla bretella
di Barbeano alla Cimpello-Sequals, dalla tangenziale sud di Udine
fino alla terza corsia tra Palmanova e il Lisert, solo per citare
le più importanti".
"E tutto questo - conclude la consigliera pentastellata - mentre
intere zone, come il lago di Barcis, attendono da decenni lo
sghiaiamento degli invasi. Evidentemente, però, costa meno
estrarre in altre aree che affrontare problemi ambientali
irrisolti da troppo tempo".
ACON/COM/sm