ATTIVITÀ ESTRATTIVE. IV COMM: RINVIATO PARERE SU NUOVO PIANO REGIONALE

(ACON) Trieste, 15 ott - "Il Piano regionale delle attività estrattive giunge oggi a un passaggio decisivo del suo percorso. Si tratta di un traguardo importante che arriva al termine di un lavoro complesso e strutturato, frutto di un confronto continuo con i portatori di interesse, dalle associazioni di categoria del settore alle amministrazioni locali, e di un iter rigoroso di valutazione ambientale strategica (Vas) e di valutazione di incidenza (Vinca). Nasce dalla volontà di coniugare sviluppo economico e tutela del territorio, offrendo al settore estrattivo un quadro chiaro e moderno, in grado di garantire regole certe per chi opera e, al tempo stesso, salvaguardare l'ambiente e il consumo di suolo". Lo ha detto l'assessore regionale Fabio Scoccimarro durante la seduta della IV Commissione, presieduta da Alberto Budai (Lega), chiamata ad esprimere un parere sul Piano regionale delle attività estrattive (Prae), un documento di oltre cento pagine che definisce le regole per il futuro del settore minerario e delle cave sul territorio del Fvg. Su richiesta di vari consiglieri, la Commissione ha però deciso di rinviare il parere per consentire ulteriori approfondimenti. "Il Prae - ha sottolineato Scoccimarro - guarda al futuro e definisce con chiarezza dove e come sarà possibile operare, secondo criteri di sostenibilità e responsabilità condivisa". Previsto dalla legge regionale 12 del 2016 - è stato spiegato in Commissione - il nuovo Piano sostituisce la precedente normativa ormai superata, introducendo regole più precise sulla durata delle coltivazioni, sui volumi e sulle aree ammissibili. Un aspetto centrale riguarda, infatti, il monitoraggio costante delle autorizzazioni e dello stato di avanzamento dei progetti: "Per ciascun ambito e materiale vengono analizzate le volumetrie tramite soglie e indicatori, i cosiddetti 'semafori', in modo da garantire uno sfruttamento equilibrato delle risorse ed evitare un'eccessiva concentrazione di cave o il rilascio di nuove concessioni prima del completamento di quelle in corso. Sono state fissate due soglie principali: una stabilisce quando è possibile proporre nuove aree estrattive in un determinato ambito, l'altra quando è consentito richiedere autorizzazioni in aree già attive". Il Piano fotografa, inoltre, l'intero patrimonio minerario regionale, distinguendo cinque ambiti idrografici e quattro principali categorie di materiali: argilla per laterizi, pietre ornamentali, calcari e gessi, sabbie e ghiaie. "Attualmente in Friuli Venezia Giulia - ha specificato l'assessore - sono operative 69 cave: un comparto che, pur non essendo predominante, riveste un ruolo significativo per l'economia regionale, generando occupazione e indotto. Con il Prae, la Regione sceglie di non lasciare questo settore al caso, ma di guidarlo con responsabilità". "Grande importanza - è stato evidenziato - viene attribuita anche alla riqualificazione delle cave dismesse, spesso abbandonate dopo decenni di attività. Il Prae introduce procedure semplificate per favorire il recupero ambientale e paesaggistico di tali aree, anche attraverso la partecipazione di soggetti privati, promuovendo progetti di rinaturalizzazione o di riutilizzo per finalità culturali, didattiche e turistico-ambientali. Vengono valorizzati, inoltre, i materiali strategici come il marmorino, un carbonato di calcio purissimo estratto a Caneva e Sacile, considerato una risorsa chiave per l'industria, ed è incentivato l'utilizzo di aggregati riciclati e materiali alternativi provenienti da demolizioni, in coerenza con i Criteri ambientali minimi (Cam)". Tra le innovazioni più significative presenti nel documento, figura la creazione di una piattaforma digitale regionale che consentirà di consultare mappe aggiornate delle aree estrattive attive e interdette, verificare i volumi autorizzati ed effettivamente estratti e monitorare il rispetto dei limiti fissati dal piano. "Il Prae - è stato sottolineato - sarà sottoposto a verifiche periodiche, con cadenza compresa tra uno e cinque anni, per monitorare l'efficacia delle azioni e introdurre eventuali correttivi". Nel corso del dibattito in Commissione, Marco Putto (Patto per l'Autonomia-Civica Fvg) ha chiesto "un maggiore coinvolgimento dei Comuni e degli operatori nella fase di pianificazione, per evitare possibili blocchi attuativi" e ha invitato "a favorire la concorrenza tra nuovi e storici cavatori". L'esponente del Pd Nicola Conficoni ha suggerito "di valutare l'impiego della ghiaia proveniente dagli sghiaiamenti degli invasi in alternativa all'apertura di nuove cave, perchè tale pratica permetterebbe di recuperare materiali utili e contribuire al miglioramento della sicurezza idraulica". Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha riconosciuto "la complessità del lavoro svolto dopo dieci anni di attesa", ma ha evidenziato alcune criticità, in particolare "la necessità di prevedere misure più incisive di mitigazione ambientale, soprattutto rispetto al traffico dei mezzi pesanti, l'importanza di rafforzare il ruolo dei Comuni, anello debole nella gestione delle cave, e garantire un maggior controllo sulle fideiussioni a tutela dei ripristini ambientali". Per Marko Pisani (Ssk), "è positiva la scelta di non collocare nuove aree estrattive in prossimità di centri abitati, scuole o zone sensibili". Il consigliere ha proposto "di estendere a dodici mesi i tempi per l'adeguamento dei piani comunali e di valutare l'inserimento di ulteriori materiali strategici, come la pietra Repen". Lucia Buna (Lega), esprimendo "apprezzamento per il percorso di condivisione intrapreso con gli operatori del settore", ha invitato la Regione a "sostenere i sindaci nel dialogo con i cittadini nella gestione dei progetti, in particolare nei territori più esposti agli impatti delle attività estrattive". Sulla stessa linea anche Rosaria Capozzi (M5s), che ha ribadito la "necessità di informare in modo trasparente i cittadini su opere che possono avere un impatto sul territorio" e ha chiesto "chiarimenti sullo stato di operatività del sistema di monitoraggio". Secondo Diego Moretti (Pd) "è importanteche venga concesso più tempo ai Comuni per adeguare i propri strumenti urbanistici, tenuto conto della carenza di personale tecnico". Il capogruppo dem ha poi chiesto chiarimenti sui "criteri di individuazione dei materiali strategici, un maggiore coinvolgimento dei Comuni e ulteriori valutazioni sulle escavazioni e sulla gestione degli alvei fluviali". Igor Treleani (FdI) ha chiesto sulle procedure di riconoscimento dei materiali strategici, sollevando il tema degli oneri di ricerca e coltivazione, ritenendo "troppo basse le tariffe attualmente in vigore" e proponendo quindi di "rivederle per garantire compensazioni più eque ai territori interessati". In replica, l'assessore Scoccimarro ha ricordato che "le tariffe e gli oneri per le attività estrattive sono già disciplinati dalle norme vigenti e che è in corso un lavoro di aggiornamento del regolamento per bilanciare l'impatto sugli operatori e i benefici per i Comuni". Ha, inoltre, spiegato che "le prescrizioni relative agli impiatti ambientali vengono stabilite nei procedimento di Vas" e che "il Prae definisce solo il quadro generale, mentre ogni intervento sarà valutato singolarmente". "Questo Piano - ha concluso - è una scelta di prospettiva e di equilibrio: non è solo uno strumento tecnico, ma una vera e propria linea politica per la gestione sostenibile delle risorse estrattive". ACON/SM-rcm