(ACON) Trieste, 25 set - "Obiettivo della presente proposta di
legge è la promozione di una rete diffusa di cooperative che
valorizzino le comunità locali, stimolando l'autonomia e
l'organizzazione dei cittadini secondo progetti che traggono
spunto da esperienze già attive in diverse aree del Paese".
Questo l'incipit degli 11 articoli che compongono la proposta di
legge 55 a firma lunga delle Opposizioni, illustrata da Andrea
Carli (Pd) alla II Commissione evidenziando che la norma punta
"allo sviluppo economico del territorio ma soprattutto alla
copertura del divario dell'offerta e del divario demografico che
- ha aggiunto - non è solo tra montagna e pianura ma riguarda
tutte le aree di forte declini demografico dove si applica la
Strategia nazionale per le maree interne (Snai), per una
rigenerazione urbana che deve tenere conto della coesione
sociale".
Il secondo ideatore della pdl, Massimo Moretuzzo (Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg), pur dicendosi possibilista
nell'inglobarla nel più vasto disegno di legge 61, come suggerito
dall'assessore Sergio Emidio Bini e dal presidente della II
Commissione, Stefano Balloch (FdI), ha evidenziato che "la
cooperazione di comunità non può essere ridotta al tema del
commercio, ma serve uno strumento normativo che apra anche agli
altri spazi di azione, dall'ambiente all'agricoltura fino alla
cooperazione sociale, perché senza la partecipazione volontaria
dei cittadini ci sono aree dove non c'è esercizio commerciale che
possa sopravvivere".
"Non esiste una tipologia specifica di cooperativa di comunità -
si è appreso - e come tale non è ancora riconosciuta
giuridicamente a livello nazionale; infatti, manca un quadro
normativo nazionale ma la maggior parte delle Regioni hanno già
disciplinato la cooperazione di comunità".
"Non conta solamente la tipologia delle attività svolte, quanto
piuttosto l'obiettivo di valorizzare la comunità di riferimento.
È fortemente auspicabile - ha sottolineato Carli - che la nascita
delle cooperative di comunità possa accompagnarsi ad una
collaborazione con le amministrazioni locali".
Entrando già nella fase dell'esame del disegno di legge, Giulia
Massolino (Patto per l'Autonomia-Civica Fvg) ha chiesto forme
innovative di incentivazione per i negozi di comunità da inserire
nei regolamenti; nella somministrazione di bevande e nella
ristorazione, spingere alla riduzione dell'uso della plastica (è
materia dei Comuni, le ha però risposto Bini); prevedere che
l'osservatorio non sia solo per il settore commerciale ma anche
turistico (richiesta accolta dall'assessore, infatti comprenderà
tutto il terziario) e che non si limiti a promuovere ma anche a
monitorare le attività del settore; integrare il turismo lento
con il turismo accessibile (altro spunto accolto dall'assessore)
e i cammini religiosi con quelli spirituali.
Rosaria Capozzi (M5S) auspica si intervenga sull'abbattimento
delle barriere architettoniche ("è presente nel Fondo turismo",
le è stato detto da Bini) e sulla chiusura dei negozi al
dettaglio nei giorni festivi ("gli orari sono regolamentati da
direttiva europea, non possiamo intervenire", le è stato fatto
notare). Ha poi chiesto delle spiegazioni ulteriori sui mercati
coperti e sulle concessioni su aree pubbliche, mentre le è stato
spiegato che "una norma non può essere retroattiva per bloccare
un procedimento comunale già avviato, nel caso specifico nella
costruzione di un punto commerciale, semmai deve essere il Comune
di sua sponda a fermarsi".
Se poi per Roberto Cosolini (Pd) sarà rilevante la scrittura dei
regolamenti, per Mauro Di Bert l'espressione "testo unico"
sarebbe meglio di "codice".
Markus Maurmair (FdI), primo a far notare che gli orari di
apertura/chiusura dei negozi sono regolati da direttiva europea,
è anche intervenuto sul punto dei cammini religiosi piuttosto che
spirituali: "Sono nati come tali e tali devono restare, o
dovremmo metterci a sindacare anche sul nome dei luoghi di
culto". Ha poi suggerito che "se sosteniamo le imprese ma
continuiamo a comprare tutto online, il commercio locale non
regge, perciò serve una sinergia con il welfare aziendale".
Infine, per lui la pdl 55 dovrebbe essere inserita nel ddl 61
come Capo a sé, altrimenti andrebbe perso tutto lo sforzo di
sintesi e semplificazione fatto. E non trova corretto porre
limiti demografici, come suggerito, a 5mila abitanti, ma lasciare
libertà di insediamento.
Diversamente, Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) si è detto
preoccupato che la pdl perda parte della sua ricchezza di
contenuti se inserita nel ddl, così come vorrebbe si potesse
contrastare la vendita online spinta. "Non si può fermare, è
anacronistico - gli ha risposto Bini -. Invece si può fornire ai
commercianti degli strumenti per cercare di arginarla ed è ciò
che stiamo cercando di fare noi".
Serena Pellegrino (Avs) si è interessata delle sanzioni ai
consorzi turistici che non si allineano con la Regione. "Ci
saranno dei criteri oggettivi definiti in regolamento per seguire
il piano marketing", le è stato detto. Quanto alla tassa di
soggiorno, le è stato assicurato che già adesso una parte deve
essere utilizzata per infrastrutture che devono essere
finalizzate al settore turistico. Quanto alla sua proposta
avanzata in sede di Assestamento di bilancio per considerare gli
alloggi del pellegrino nella carenza di posti letto lungo i
cammini, Bini ha ricordato di essere già stato favorevole e farà
un approfondimento, come suggerito, verificando cosa prevede la
legge della Regione Umbria che va in tal senso. Infine, all'idea
di mettere in rete le ciclovie quanto ad offerta ricettiva, Bini
ha risposto che esiste già ma può essere rafforzata.
Da ultimo, Antonio Calligaris (Lega) ha chiesto di porre
un'attenzione particolare ai centri storici, già spesso
commercialmente svantaggiati, e inserire dei limiti da far porre
ai Comuni affinché non prolifichino esercizi commerciali etnici.
"Ci sto lavorando perché sono d'accordo sulla difesa dei prodotti
locali", ha assicurato Bini.
2 - fine
ACON/RCM-fc