(ACON) Trieste, 13 set - "Dalla lettura del bilancio
sostenibile di Cafc, presentato a Udine alcuni giorni or sono,
emergono dati inquietanti che costituiscono forse il frutto di
errori di stampa. In caso contrario, davvero non siamo in grado
di comprendere tutto l'entusiasmo che ruota intorno al più grande
gestore del servizio idrico integrato del Friuli Venezia Giulia,
dal momento che serve quasi la metà dei nostri Comuni".
Esprime preoccupazione, attraverso una nota stampa, la
consigliera regionale Rosaria Capozzi (Movimento 5 Stelle),
facendo riferimento ai numeri esposti dal Consorzio per
l'Acquedotto del Friuli Centrale di Udine e sottolineando che "il
bilancio appena pubblicato ci dice che la società è tra le
peggiori in Italia per quanto riguarda la depurazione delle
acque".
"Un fatto preoccupante, questo, che il Movimento 5 Stelle cerca
di evidenziare ormai da anni. Siamo quindi a riportare
doverosamente - aggiunge Capozzi - alcuni dati, presi tra i più
eloquenti, che fanno emergere la reale situazione delle nostre
acque e che tutti possono leggere, essendo il documento
disponibile online".
"Secondo il Cafc - dettaglia l'esponente pentastellata - il 15,8%
dei campioni analizzati sui depuratori nel corso del 2024 è
risultato non conforme. Un indicatore peggiore sia rispetto alla
media degli altri gestori italiani (7,1%), sia rispetto a quella
dei gestori del Nordest (6,8%). Non solo è il peggiore, ma lo è
per oltre il doppio del valore".
"La frequenza degli allagamenti e degli sversamenti della
fognatura negli ultimi tre anni - sottolinea ancora la
rappresentante del M5S - è aumentata di quasi cinque volte, ma
ancor più preoccupante è la quantità di chilogrammi di sostanze
inquinanti emesse dagli stessi impianti del Cafc in un solo anno,
spesso in peggioramento rispetto ai precedenti. Basti pensare che
dagli impianti di depurazione vengono emessi nelle acque ben
500mila chili di carbonio, a fronte di una soglia di 50mila.
Senza dimenticare i 624 chili sia di nichel che di piombo, a
fronte di una soglia di 20 chili l'anno. Oppure, ancora, i
179mila chili di azoto contro una soglia di 50mila. Infine,
citiamo anche i 970 chili di rame contro i 50 di soglia prevista".
"Possiamo aver interpretato male le tabelle che abbiamo
commentato. Tuttavia, sul fatto che si autodefiniscano i peggiori
di Italia nella depurazione delle acque per l'alto numero di
campioni non conformi, temiamo non ci siano errori di sorta:
questo è un semplice dato di fatto", conclude la nota.
ACON/COM/mv