Trieste, 10 ago - "Tra pochi mesi il busto bronzeo di Nazario
Sauro che campeggia sulle Rive di Trieste compirà 60 anni e sarà
l'occasione perfetta per far risuonare il suo messaggio oltre i
nostri confini cittadini. I tempi oggi sono maturi: le relazioni
con i nostri vicini sloveni non sono più segnate dal sospetto, ma
da un dialogo costante e costruttivo. È grazie a questo clima che
possiamo lanciare un progetto che molti di noi sognano da tempo:
riportare la statua di Nazario Sauro a Capodistria, la sua città
natale".
È la proposta che l'assessore regionale alla Difesa dell'Ambiente
Fabio Scoccimarro ha avanzato partecipando alle celebrazioni
commemorative nel 109mo anniversario del martirio di Nazario
Sauro organizzato dal Comitato onoranze a lui intitolato nel
bacino di San Giusto.
Alla presenza del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e, tra gli
altri del sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, autorità civili e
militari, rappresentanti delle Associazioni d'arma e delle
Associazioni degli esuli, l'assessore ha preso parte alla
cerimonia che ha preso avvio con l'arrivo dei natanti del Circolo
Marina Mercantile "Nazario Sauro" e del Circolo canottieri
"Saturnia" per poi proseguire nei pressi della Stazione Marittima
con la lettura del testamento spirituale del patriota, della
motivazione della Medaglia d'oro e la deposizione di una corona
di alloro presso il monumento.
"Sono passati più di cento anni da quel tragico 10 agosto 1916,
ma le sue parole - 'Prima di tutto, sempre e ovunque, italiani' -
continuano a essere un richiamo alla coesione, al coraggio e
all'identità condivisa. Parole che, allora come oggi, riescono ad
accendere lo stesso sentimento di appartenenza che sorreggeva
Nazario quando affrontava il mare dell'incertezza, quando scelse
di essere italiano. Ridurre Sauro al solo eroismo militare
sarebbe come fargli un torto. Patriota, sì, ma anche figlio
premuroso, fratello solidale, padre affettuoso: un uomo che
conosceva la voce del dovere, ma pure quella della tenerezza
familiare. Lo testimoniano le sue lettere, fitte di consigli ai
fratelli, di nostalgia per la moglie e i figli, di gratitudine
filiale. È questa umanità a 360 gradi che rende il suo sacrificio
ancora più grande, perché sceglie di rinunciare non a un'astratta
vita, bensì alle persone che amava. Lui ha già tutto negli
affetti, ma gli manca quello più grande, l'Italia e per lei si
immola" ha ricordato Scoccimarro.
Nell'occasione è stato ricordato che il monumento realizzato
dallo scultore Attilio Selva e dall'architetto Enrico Del Debbio
fu inaugurato il 9 giugno 1935 alla presenza di Re Vittorio
Emanuele III. Il 22 maggio 1944 le truppe tedesche lo rimossero
per esigenze belliche, trasformando l'area in una postazione
contraerea, e nel maggio 1945, durante l'occupazione titina, le
statue vennero fuse.
"Quella ferita, simbolica e non solo, attende - ha concluso
l'assessore - ancora di rimarginarsi. Speriamo allora, con
spirito di amicizia e nel nome di una memoria condivisa, che
Capodistria possa ritrovare il suo figlio più illustre. Non si
tratta di riaccendere divisioni, bensì di consacrare un percorso
di riconciliazione storica e culturale che ormai accomuna Italia
e Slovenia. È tempo di lasciarci guidare dallo stesso vento di
fraternità che sospingeva Sauro quando, occhi puntati
sull'Istria, sognava un futuro di libertà per la sua gente".
ARC/EP