(ACON) Trieste, 5 ago - "Un tassello di memoria che torna alla
luce: dal rifugio dimenticato a nuova risorsa culturale e
turistica per Gorizia. La Regione ha ascoltato le istanze
dell'amministrazione comunale, a partire dal sindaco Ziberna e
personalmente ho sostenuto concretamente la volontà di riaprire
il bunker della Valletta con un emendamento da 110.000 euro alla
manovra di assestamento al bilancio regionale".
Così, in una nota, il consigliere regionale Diego Bernardis
(Fedriga presidente) a margine della conferenza stampa in cui ha
presentato la sua iniziativa volta a sostenere il progetto di
recupero del rifugio antiaereo della Valletta del Corno.
"Sono certo - continua Bernardis - che questo contributo potrà
avviare il progetto per la messa in sicurezza, il ripristino
degli accessi, illuminazione e allestimenti multimediali. Tutto
ciò cambierà radicalmente un luogo a lungo dimenticato in una
risorsa culturale, turistica e identitaria per tutto l'Isontino.
Il tutto perfettamente in linea con l'importante riqualificazione
che ha interessato il parco della Valletta nel suo complesso".
"Ringrazio il presidente Fedriga e la Giunta regionale per
l'attenzione e la preziosa disponibilità dimostrata alla mia
proposta. Il progetto di riqualificazione del bunker - conclude
Bernardis -. è un esempio virtuoso di come ascolto, ricerca
storica e sinergia istituzionale possano contribuire a ridare
vita a pezzi di memoria collettiva che è fondamentale preservare
e valorizzare".
"Con Go!2025 - aggiunge il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna -
abbiamo voluto accendere i riflettori anche su un aspetto che
caratterizza fortemente questo territorio, il sistema di
fortificazioni difensive della prima e della seconda guerra
mondiale, ma anche della Guerra fredda, formato dai cosiddetti
bunker. Gorizia è disseminata di questi rifugi, alcuni dei quali
sono rimasti praticamente intatti e con questo primo intervento,
di cui ringrazio la Regione, vorremmo avviare un programma di
recupero e di approfondimento storico anche in chiave turistica.
Intendo promuovere la creazione di un gruppo di lavoro, formato
dalle associazioni Seppenhoffer e Isonzo che operi in
collegamento con le Università e la Regione. Un grazie di cuore
all'associazione Seppenhofer e a tutte le altre associazioni e
agli storici che da anni sono impegnate a studiare queste
particolari testimonianze storiche".
"Le fonti d'archivio e le foto del 1915-1917 confermano che
nell'area non erano presenti batterie italiane né trincee
collegate al rifugio. L'utilizzo bellico risale dunque
esclusivamente al 1944-1945. La nuova apertura permetterà di
colmare un vuoto storiografico sulla protezione civile a Gorizia"
- fanno sapere Andrea Spanghero e Pierluigi Lodi del Gruppo di
ricerca storica Isonzo evidenziando che "il rifugio a pianta "E",
realizzato dal Genio civile per l'Unpa intorno al 1938-1940, era
il principale punto di raccolta per i residenti del quartiere
Sacro Cuore".
Per Maurizio Tavagnutti e Paolo Visintin dell'associazione
Seppenhofer "oggi servono bonifica, verifica statica e un
percorso museale con visite guidate, pannelli multilingue e
Qr-code: un investimento che restituirà alla città un vero
laboratorio di memoria e protezione civile".
ACON/COM/sm