Udine, 21 dic - ''Crediamo che gli aumenti proposti possano essere ritenuti soddisfacenti per tutti perché raggiungono il termine massimo tecnicamente possibile senza violare norme finanziarie e senza adottare comportamenti come quelli risalenti al 2006 in cui la Corte dei Conti considerò il contratto proposto incompatibile con le dinamiche di finanza pubblica''. Lo ha affermato l'assessore regionale alla Funzione pubblica Andrea Garlatti, nel corso della conferenza stampa convocata dal presidente della Regione Renzo Tondo nella quale sono state illustrate le ricadute dell'emendamento sul comparto unico approvato dal Consiglio regionale a larga maggioranza.
Garlatti ha tenuto a precisare, numeri alla mano, alcune questioni ''sulle quali - ha detto - si sono lette in questi giorni quantomeno inesattezze'', spiegando nel merito che gli aumenti proposti (costo a regime di 19 milioni di euro) sono pari al 3,16 per cento della massa salariale 2007 desunta dai conti annuali (ovvero 602.159.000 euro).
Le differenze tra aumenti proposti e richiesti, si attestano su cifre mensili che vanno dai 7 euro lordi a un massimo di 13 euro.
''L'articolo 14 approvato nei giorni scorsi con la finanziaria 2011 non rappresenta nessuna novità'', ha precisato inoltre Garlatti, spiegando che l'emendamento ''fa seguito alla finanziaria dello scorso anno e non fa altro che stabilire le somme disponibili per i rinnovi contrattuali''.
Con l'emendamento si autorizzano i datori di lavoro a erogare acconti sino al 90 per cento, si rinvia alla contrattazione e non si disciplinano aspetti giuridici, si concede la costituzione della Scuola regionale della Funzione pubblica e il Fondo pensione integrativo territoriale.
La relazione di Garlatti ha preso avvio dall'analisi dello stato di fatto, ovvero i conti del Tesoro aggiornati al 31 dicembre 2008, che fotografano in Friuli Venezia Giulia 1.230.936 abitanti, un costo totale del personale del comparto unico (sanità esclusa) di 689.936.210 euro e, di conseguenza, un costo per abitante di 560,497 euro. "Sicuramente un dato che fa riflettere", ha commentato l'assessore prima di elencare i passaggi salienti della vertenza.
Il primo passaggio riguarda la preintesa del CCRL per il quadriennio 2002-2005 II fase biennio economico 2004-2005 che fu respinta dalla Corte dei Conti ''in quanto la somma dei costi a regime era evidentemente incompatibile con le dinamiche della finanza pubblica sia regionale che nazionale''. In seguito alla bocciatura, fu scritta lo stesso anno la ''leggina'' 23/2006 con la quale si attribuì il trattamento di perequazione, furono definiti i trattamenti tabellari e di convergenza, aumentate le ferie e disciplinati i congedi parentali.
''Il Governo impugnò il provvedimento ma fu convinto dall'amministrazione regionale a soprassedere'', ha ricordato Garlatti.
Gli altri dati citati dall'assessore riguardano il costo medio unitario di un dipendente, desunti da una ricerca effettuata dalla Corte dei Conti.
In base a quei dati, nel 2000 in un capoluogo, ad esempio, il costo era di 29.004 euro, mentre nel 2007 era già diventato di 39.689, con un incremento del 36,84 per cento (la media finale dei Comuni registra un più 40,6 per cento di incremento). Ulteriori riflessioni sono emerse sulla dinamica retributiva. Confrontando le tabelle relative agli stipendi con salario aggiuntivo nel periodo 1997-2009 si nota che in questo arco temporale un dipendente, ad esempio di categoria A, a livello nazionale ha una percentuale di incremento del 48 per cento mentre a livello di contratto regionale registra un più 63 per cento. Tenendo conto delle quattro progressioni economiche previste, l'incremento raggiunte quota +74 per cento per un A fino al +101 per cento di una categoria D.
Immaginando di applicare gli aumenti proposti dalla delegazione trattante, i maggiori compensi mensili rispetto al contratto nazionale vanno dai 116/195 euro di una categoria A ai 413/590 euro di un D.
''Ci sono però da tenere conto ulteriori vantaggi acquisiti nel nostro contratto - ha elencato Garlatti - il salario aggiuntivo che è il 40 per cento in più rispetto al contratto nazionale, il fondo produttività che si basa su una serie di automatismi almeno per il 50 per cento dei casi. Infine, le posizioni organizzative, che nel resto d'Italia sono finanziate con il Fondo produttività nel nostro caso sono a carico di ulteriori fondi di bilancio. Nel 2009 le circa 1000 P.O. (posizioni organizzative) hanno comportato una spesa di circa 12 milioni di euro''.
Ulteriori vantaggi riguardano maggiori posizioni di carriera (4 categorie con 8 posizioni (mentre il CCNL contempla 4 categorie con 5,75 posizioni), il 6 per cento in più di ferie, il 12 per cento in più di malattia e un mese in più retribuito al 100 per cento dello stipendio per la maternità. ARC/EP