Villa Manin, 29 ott - Creare nel mondo tante reti di conoscenza degli italiani all'estero: per dialogare con gli uffici diplomatici e per metterli in contatto tra loro. Partire dall'esperienza già in atto e autogestita dagli italiani protagonisti negli Stati Uniti d'America e cercare di estenderla almeno ai 28 Paesi dai quali sono venuti alla conferenza di Villa Manin i tanti imprenditori, docenti universitari, ricercatori.
E' questa la proposta che il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, ha fatto oggi al termine della Conferenza di Villa Manin e che per due giorni ha visto dialogare gli italiani protagonisti nel mondo ed il "sistema Italia" nel suo complesso.
Un dialogo che per l'assessore regionale all'Istruzione, Roberto Molinaro, "è divenuto da un lato una straordinaria occasione d'ascolto dei nostri emigrati o loro discendenti; dall'altro il mezzo per far capire al sistema Italia che la presenza di milioni di italiani in tutto il mondo è una risorsa della quale avvalersi per farsi conoscere e apprezzare".
"La Regione, forte dell'esperienza che le deriva da decenni di contatti con le comunità di corregionali all'estero - ha affermato Molinaro - sta cercando di utilizzare tali comunità per la propria vocazione all'internazionalizzazione. Siamo grati al ministero degli Esteri per l'opportunità che ha dato al Friuli Venezia Giulia di ospitare questa conferenza, per la quale abbiamo cercato di far conoscere le varie realtà regionali. Ma se l'Italia vuole davvero dialogare con gli italiani all'estero lo deve fare - è questo l'appello che rivolgiamo al ministero - in spirito di unitarietà, presentandoci con un'unica immagine e un'unica voce".
Come messo in evidenza dal sottosegretario Mantica, quella della "voce unica" è proprio una delle richieste avanzate dai nostri connazionali a Villa Manin, che troppo spesso si trovano disorientati dall'eccesso di sigle, di enti, di strumenti con cui parlare; stesso dicasi per gli italiani che devono trovare un interlocutore all'estero. "La difficoltà a razionalizzare - ha detto Mantica - è palese, ma se almeno potessimo sistemare fisicamente vicini tutti i soggetti, sarebbe già un passo in avanti".
Tra le criticità evidenziate nel corso della conferenza, vi è la conoscenza errata che l'Italia ha del fenomeno emigrati: "il tempo della valigia di cartone è finito da tempo" ha continuato il sottosegretario; come pure poco efficace è la conoscenza dell'Italia nel mondo ancora ancorata a stereotipi. Da qui la proposta della "rete di data-base" come strumento di conoscenza, per realizzare la quale il ministero, con la nuova Direzione generale, si propone come stimolo e come coordinatore, senza voler imporre nulla.
Altro tema emerso quello della "fuga dei cervelli": che esiste, ma va vista - secondo Mantica - come capacità della scuola superiore italiana di preparare giovani con una buona cultura generale che manca in altri Paesi e capacità di quei Paesi di attrarre. L'Università italiana, invece, non è capace di attrarre giovani dai Paesi emergenti.
In definitiva, quella di Villa Manin si è rivelata come un'occasione preziosa per iniziare un percorso comune con i protagonisti italiani all'estero: "un'esperienza che dovremmo ripetere con una certa frequenza". ARC/NNa