Intervento dell'assessore in merito alle trattative per il
rinnovo contrattuale dei dipendenti
Trieste, 20 mar - "Le trattative per il rinnovo del contratto
del Comparto unico sono in corso e l'Amministrazione ha lavorato
e sta lavorando, in silenzio, per garantire le migliori
condizioni contrattuali possibili ai dipendenti propri e di tutto
il comparto. È evidente che posizioni pubbliche roboanti su
aumenti mirabolanti possono essere utili per un voto in più alle
elezioni delle Rsu o alla prossima tornata elettorale regionale,
ma rischiano di tradursi in esiti negativi e nella delusione di
chi, illuso, non vedrà sulla busta paga né l'aumento mirabolante
né quello che ad oggi è già in disponibilità".
Lo ha evidenziato l'assessore regionale alle Autonomie locali
Pierpaolo Roberti in merito alla trattativa con i sindacati per
il rinnovo del contratto del Comparto unico per il triennio
2022-24, rimarcando che "in fase di trattativa possono esserci
modifiche alle direttive da parte della Giunta, come peraltro già
avvenuto quando siamo passati da un ipotetico aumento del 4,1%
all'attuale stanziamento che vale il 6% sulla massa salariale".
Ricordando come la delegazione trattante sia composta da un
rappresentante della Regione e due delegati espressi, tramite
Anci e Cal, dai Comuni, Roberti ha precisato che "l'aumento del
6% attualmente previsto non considera le somme a disposizione per
la perequazione a favore degli oltre 8.000 dipendenti degli Enti
locali che non gravano sul contratto ma sono trasferite
direttamente ai Comuni, garantendo così un aumento pari al 7,52%
per i dipendenti comunali.
L'assessore ha precisato che "l'efficacia di un contratto firmato
dalle parti datoriali e dalla rappresentanza dei lavoratori è
subordinata alla certificazione della Corte dei conti. La
mancanza del benestare di quest'ultima porterebbe i 12mila
dipendenti del Comparto Unico a rimanere in stato di "vacanza
contrattuale" e a non ricevere alcun aumento".
In merito all'ipotesi di portare gli aumenti contrattuali al
14,6%, Roberti ha quindi dichiarato che "superando il 6% si
rischia di incorrere in rilievi da parte della Corte dei conti,
la quale ha già trattato più volte la correlazione tra aumenti
retributivi e disponibilità finanziaria regionale, ribadendo che
eventuali incrementi salariali devono essere giustificati da
specificità funzionali e non da una maggiore disponibilità di
bilancio".
ARC/MA/ep