SICUREZZA. PELLEGRINO (AVS): DA SEGRETARIO TAMARO STRUMENTALIZZAZIONE

(ACON) Trieste, 20 mar - "Il segretario regionale del Sap (sindacato autonomo di polizia), Lorenzo Tamaro, ha giudicato 'gravi e inadeguate' le parole che ho pronunciato nel corso dell'illustrazione della relazione di minoranza della Pdl n.3 sul divieto di circolare a volto scoperto, quando ho precisato che l'articolato legislativo che norma la riconoscibilità e l'identificazione, contempla svariate situazioni. Dal momento che lo scopo della norma sottoposta al Consiglio regionale riguarda le donne che si trovano in luoghi pubblici con il volto celato, ho inteso ricordare che sussistono altre condizioni per cui le persone non sono riconoscibili e che fanno parte della nostra società come gli ultras, con i loro passamontagna, le baby gang formate da coloro che si coprono il volto con le sciarpe, e per contro, anche le forze dell'ordine dotate di casco e prive del codice identificativo oppure le persone con mascherina: ovvero, nessun paragone tra le varie fattispecie." Esordisce così in una nota la consigliera regionale Serena Pellegrino di Alleanza Verdi e Sinistra, commentando le dichiarazioni a mezzo stampa di Tamaro. "Nel mio intervento - specifica Pellegrino - ho parlato di problemi di identificazione che oggettivamente sussistono nei casi citati, e ovviamente in molti altri. Invece di essere attaccata, mi sarei aspettata da Tamaro un sostegno a favore di tutti coloro che, onestamente e in modo trasparente, indossano quelle importanti divise su cui tutte e tutti noi contiamo quotidianamente per la nostra difesa e sicurezza". "Ma evidentemente - incalza l'esponente regionale - Tamaro dimentica, o forse vuole ignorare strumentalmente, che è molto vivo e acceso il dibattito pubblico sulla questione dell'impossibilità di identificare gli operatori delle forze pubbliche che commettono ingiustificati abusi e reati, mettendosi fuori da qualsiasi criterio di adeguatezza nell'adempiere il loro dovere d'ufficio di mantenere la sicurezza pubblica, bene tutelato esattamente come l'incolumità fisica e la vita stessa delle persone". "Le sentenze della magistratura italiana e della Corte penale europea, così come le cronache giudiziarie e politiche - evidenzia la consigliera di Avs -, riportano, purtroppo di frequente, che prima le indagini e poi i processi per violenze e pestaggi attribuiti alle forze dell'ordine, si sono conclusi senza poter sanzionare penalmente coloro che hanno agito fuori dalle regole, per l'impossibilità di accertare l'identità degli accusati. Sicurezza contro i diritti fondamentali: come ho detto in Aula consiliare, questo rimane un dilemma democratico irrisolto". "Troppe volte abusi e reati, commessi da alcuni esponenti delle forze dell'ordine - afferma Pellegrino -, sono rimasti impuniti senza che le vittime ottenessero giustizia, la conseguenza immediata è stata l'ingiusto stigma proprio a carico delle forze pubbliche, nella loro interezza. Lo dice Tamaro stesso: troppe volte l'operatore di polizia è accusato ingiustamente di cattivi comportamenti. È proprio da questa dannosissima generalizzazione che si deve uscire e questo non significa certo essere allergici alle divise, significa pretendere legalità ed escludere, tanto per i cittadini quanto per i corpi di polizia, aree di immunità". "Pretendiamo giustamente che le donne con il velo si facciano riconoscere: questo non deve forse valere per tutti? Ma - sottolinea l'esponente di Opposizione - se Tamaro ritiene che il cittadino, l'operaio, lo studente, magari minorenne, non ha diritto di sapere chi, in una carica della polizia, li ha mandati all'ospedale, abbiamo un problema serio di calibratura del rapporto tra autorità e libertà, tra doveri d'ufficio e intangibilità del nucleo essenziale di diritti fondamentali, tra scopi dell'azione di polizia e adeguatezza e proporzionalità dei mezzi e dei metodi con i quali tali scopi vengono perseguiti". "Reputo quella del segretario del sap - dichiara ancora Pellegrino - una elementare strumentalizzazione, che tocca probabilmente un nervo scoperto del nostro sistema di disciplina dell'uso della forza pubblica, visto che l'Italia, a differenza di altri Paesi, non ha mai accolto la raccomandazione 192 della risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali dell'Unione europea, approvata dal Parlamento europeo nel 2012, con la quale gli Stati membri sono stati sollecitati a garantire che il personale di polizia porti un numero identificativo per tutelare i cittadini dall'uso della forza sproporzionata da parte delle forze dell'ordine, ma anche per tutelare tutti coloro che portano la divisa senza abusare della stessa. Ricordo che il numero identificativo è stato oggetto, pochi anni fa, di un appello anche di Amnesty International. Peraltro il secreto Sicurezza dello scorso anno ha autorizzato la dotazione delle body cam per le forze di Polizia." "Invito, infine, Tamaro - è l'ulteriore sollecitazione di Pellegrino - a leggere i contenuti degli emendamenti che ho presentato alla Pdl in Commissione e in Consiglio sul divieto del velo: perché ho espressamente riconosciuto il ruolo delle forze dell'ordine nella tutela della sicurezza pubblica, precisando che sono proprio gli organi pubblici preposti che effettuano le operazioni di riconoscimento e identificazione delle persone, quelle per l'appunto impedite dall'uso di caschi o indumento o accessorio atto a occultare le fattezze del volto". "Sono così certa che occuparsi di pubblica sicurezza sia un lavoro delicato, difficile e gravoso che ho anche chiesto protocolli operativi specifici per assicurare che i controlli siano effettuati nel rispetto delle libertà individuali, della dignità della persona e del principio di non discriminazione. Ma nemmeno uno di questi emendamenti, che nobilitano il ruolo degli operatori di polizia, è stato accettato. Mi piacerebbe che il segretario Tamaro - conclude Pellegrino - si chiedesse perché questi emendamenti non sono stati approvati da coloro che si sono sollevati contro il mio banale elenco di coloro che operano a volto coperto". ACON/COM/sm