(ACON) Trieste, 19 mar - "Le scelte unilaterali delle aziende
sanitarie di uscire da Federsanità Anci danno un segnale
gravissimo e non condiviso con i sindaci, che dimostra la volontà
di svuotare un ennesimo luogo di confronto, dopo quello che da
molti è stato letto come un tentativo di commissariamento
miseramente fallito. Questa uscita è un passo di un processo in
corso da anni, che ha determinato il depotenziamento delle
assemblee dei distretti e la distanza siderale fra aziende
sanitarie e Conferenze dei sindaci, testimoniato dal fatto che le
aziende nemmeno si sentono in dovere di informare i sindaci sui
processi di privatizzazione ipotizzati o in corso".
Lo afferma, in una nota, la consigliera regionale Manuela Celotti
(Pd), replicando alla risposta all'interrogazione attraverso la
quale chiedeva alla Giunta "quali siano le motivazioni specifiche
che hanno portato Arcs, Asugi e Asfo, insieme a Cro e Burlo, a
decretare la fuoriuscita da Federsanità Anci Fvg e se si ritenga
che una tale decisione possa essere presa senza un previo
confronto".
"Altro che menzogne - aggiunge, rimandando al mittente le accuse
del presidente Fedriga -! basta visitare i siti delle aziende per
trovare pubblicati i documenti sulle esternalizzazioni. I sindaci
si sono stancati del fatto che le decisioni sulla sanità passino
sopra le loro teste, lo abbiamo visto lunedì a Udine
all'assemblea dell'Asufc riconvocata per ottenere dei chiarimenti
sul piano attuativo".
"Sulla sanità - insiste l'esponente dem - la Giunta si sta
sottraendo al confronto per l'evidente debolezza della sua
proposta e per quanto ci riguarda continueremo a denunciare
questa gestione proprietaria delle istituzioni. Ma c'è una novità
di cui spero si siano accorti: basta leggere i commenti su
Facebook per vedere che la gente non gli crede più".
"Che si tratti della riorganizzazione del sistema ospedaliero o
della partita, fondamentale, delle case di riposo e
dell'assistenza, Federsanità deve essere uno dei luoghi di
confronto. Se sono partite strategiche - conclude Celotti -, si
abbia il coraggio di portarle al confronto con i Comuni e si dica
alle aziende sanitarie di rientrare".
ACON/COM/sm