(ACON) Trieste, 18 mar - "Ancora una volta la destra dimostra
la sua distanza siderale dalle questioni che riguardano le pari
opportunità, non riuscendo nemmeno a concepire passi avanti sul
linguaggio di genere".
Lo afferma, in una nota, la consigliera regionale Manuela Celotti
(Pd), a margine del dibattito sulla mozione "Linguaggio di genere
nelle istituzioni regionali" presentato oggi in Aula dalla
consigliera Giulia Massolino (Patto per l'autonomia-Civica Fvg) e
bocciato dalla maggioranza di Centrodestra.
"Il linguaggio maschile occulta la presenza femminile, non è un
linguaggio neutro, fa parte di un retaggio storico superato che
non aiuta a superare gli stereotipi e non permette una visione
che condizioni positivamente le scelte delle persone", aggiunge
la consigliera dem.
In questi primi due anni di legislatura, continua Celotti, "il
Consiglio regionale ha fatto dei passi in avanti, consolidando
una prassi nell'utilizzo del linguaggio verbale rispettosa della
presenza del genere femminile in Aula, ma non basta perché è
importante ci sia la giusta attenzione anche nel linguaggio
scritto, nei documenti interni e in quelli pubblici, oltre che
sul sito internet del Consiglio Regionale".
Il Fvg, prosegue la consigliera del Pd, "ha perso un'opportunità
che avrebbe potuto portare avanti un cambiamento di rispetto e
civiltà, anticipando le altre regioni italiane e non risultando
fanalino di coda come nel caso della doppia preferenza di
genere". Secondo l'esponente dem "le istituzioni possono davvero
fare la differenza e attraverso l'assunzione di un linguaggio
corretto possono promuovere un cambiamento culturale e sociale
per raggiungere un maggior riconoscimento delle donne e la parità
fra i generi".
"Da donna non posso che esprimere amarezza e delusione, perché un
uso corretto del linguaggio non toglie nulla agli uomini, ma
riconosce invece la presenza e la realtà femminile. Evidentemente
questa maggioranza regionale ha una visione del mondo da inizi
'900. E non basta dire che i cambiamenti avverranno da soli, se
così fosse le donne in Italia non avrebbero nemmeno guadagnato il
diritto di voto. A un certo punto la politica e le istituzioni
devono assumersi la responsabilità di fare dei passi avanti, la
Regione Fvg ha deciso di non farlo".
ACON/COM/fa