(ACON) Trieste, 13 mar - "Non è ammissibile che si legiferi in
modo strumentale sulla testa delle donne per rincorrere il
consenso, nel disinteresse assoluto verso le necessità di coloro
che, collocate ai margini della comunità, vengono ulteriormente
pigiate ai bordi della società".
Così in una nota la consigliera Serena Pellegrino, di Alleanza
Verdi e Sinistra, in merito alla discussione in V Commissione
della proposta di legge nazionale numero 3, Norme urgenti per
l'ordine pubblico, la sicurezza e la tutela dei diritti delle
donne e dei minori.
"La norma proposta dalla Lega non mira minimamente a risolvere i
problemi legati all'integrazione e all'inclusione, ed è stato da
subito palese come fosse un provvedimento costruito e
calendarizzato ad arte in vista dei prossimi appuntamenti
elettorali dove chi, dimenticandosi di aver gestito per anni
l'Amministrazione comunale, continua a cavalcare l'onda della
spaccatura sociale per raccogliere consensi. Invece di annunciare
il proprio fallimento - incalza la consigliera, che è anche
vicepresidente del Gruppo Misto - per non essere stata in grado
di creare quella giusta coesione sociale tra cittadini e nuovi
cittadini, i colleghi di partito in Consiglio regionale
utilizzano una legge securitaria, nata per contrastare il
terrorismo e la tutela dell'ordine pubblico, ovvero la cosiddetta
legge Reale, la n. 152 del 1975, per obbligare le donne a
liberarsi dal velo".
"Sarebbe stato più onesto politicamente - sottolinea ancora
Pellegrino - non produrre una inutile e ridondante proposta di
legge nazionale, perché giacciono nei cassetti del Parlamento già
numerose leggi sul tema, ma soprattutto liberarsi dal giogo della
legge Reale che non permette di uscire dal binario securitario.
Così facendo, si sarebbe potuto seguire un percorso condiviso con
tutte le parti sociali, soprattutto con quelle donne che troppe
volte non hanno diritto di parola e ancora men che meno di voto:
le avrebbe rese partecipi alla discussione con una legge
specifica, regionale, di efficacia immediata e non il ritocco di
una legge che tratta temi ben diversi".
"Tutto questo anche alla luce del fatto che è in attesa di essere
discussa una mozione di Forza Italia in Regione che chiede
l'istituzione di un tavolo di confronto con i portatori di
interesse. È apparso da subito - prosegue l'esponente rosso-verde
- un escamotage propagandistico senza un solo e vero passo in
avanti per risolvere una questione che appassiona soltanto una
destra che ha a cuore le parole sicurezza e atti terroristici per
alzare il gradiente del dibattito. Impossibile, con questa legge
imbrigliata nelle maglie del codice penale, fare riferimento
all'educazione, alla pedagogia, ai diritti, al potenziamento di
strumenti quali i mediatori culturali, alla costituzione di un
Osservatorio sulla laicità, al dialogo interreligioso e
investendo risorse per il dialogo arrivare a una pari opportunità
fra uomo e donna e lottare contro il fondamentalismo".
"Oggi è stato sancito che nella nostra regione e nelle città dove
le comunità islamiche sono più numerose, ci si sta muovendo in
direzione ostinata e contraria, introducendo ulteriori sanzioni
che non faranno altro che polarizzare la situazione odierna". E,
ribadisce la consigliera di Avs, "bisognava dapprima discutere e
votare la mozione di FI, portare il dibattito in Commissione con
le audizioni dedicate e quindi confrontarsi in Aula, ma le
imminenti elezioni locali sono state lo strumento perfetto per
far deflagrare ogni processo culturale, sociale e anche politico.
Ricordo che una legge da sola non basta, tanto più se è di
competenza del Parlamento italiano. Quello che è peggio è che
illuderà tutti i cittadini e le cittadine che dal giorno dopo la
sua approvazione crederanno che le donne non potranno più
indossare il velo con il rischio che possa iniziare un attacco
diretto a quelle donne con relativa delazione".
"È chiaro che non c'è la volontà di risolvere il problema, ma
solo mantenere vivo l'argomento speculando sulla vita delle
donne, cosa ancora più grave se si considera che queste arrivano
da una cultura diversa rispetto alla nostra. Alimentare e
avvelenare un clima sempre più pesante non fa bene a nessuno, ma
soprattutto alla democrazia. Ho presentato degli emendamenti, in
gran parte bocciati, nei limiti dei possibili confini di azione
poiché in una legge come questa non ci sono i margini per
inserire le norme di civiltà. Questa è una proposta di bandiera
di chi vuole ancora una volta accendere i riflettori su un tema
che negli anni gli ha portato grandi consensi", conclude
Pellegrino. "Occupiamoci realmente delle donne e smettiamola di
dare fiato a una campagna fatta da uomini contro uomini sulla
libertà delle donne, prese a tenaglia tra il giogo di chi le
vuole succubi di una civiltà patriarcale e chi vuole utilizzarle
per fini propagandistici".
ACON/COM/fa