(ACON) Trieste, 4 mar - "L'installazione di un impianto di
produzione di biogas e biometano dovrebbe presupporre, a monte,
un coinvolgimento della popolazione che vive su quel territorio
per evitare che si costituiscano comitati o peggio che quei
cittadini vengano tacciati di essere affetti da sindrome Nimby.
Non si può, come troppe volte accade, far calare dall'alto un
progetto senza sentire i diretti interessati e spiegare loro i
pro e i contro di un'operazione che li deve vedere
necessariamente protagonisti".
Così in una nota la consigliera regionale Serena Pellegrino, di
Alleanza Verdi e Sinistra, in merito all'ipotesi di un
insediamento industriale fra i comuni di Tavagnacco, precisamente
la frazione di Branco, e Pagnacco.
"Pagnacco - spiega Pellegrino - è un comune a vocazione
prettamente residenziale; al netto del fatto che il valore
immobiliare dei suoi fabbricati è particolarmente elevato,
impiantare una centrale a biogas in una posizione prossima al
centro abitato, per quanto si dichiari che non ha emissioni di
odori e di gas, cosa ovviamente tutta da verificare, non si può
prescindere dal suo impatto paesaggistico. La costruzione di un
impianto di questo tipo andrebbe inevitabilmente ad impattare sul
territorio: una delle più belle aree della nostra regione".
"Assieme ad altri colleghi - prosegue la consigliera, che è anche
vicepresidente della IV Commissione consiliare - abbiamo
presentato la settimana scorsa, durante la discussione sul ddl 38
sulle aree idonee per l'installazione di impianti a fonte
rinnovabile, un Ordine del giorno finalizzato a regolamentare la
costruzione di questi impianti. Si sa che questi insediamenti
industriali necessitano, per funzionare, di materie prime
abbondanti e quindi hanno la necessità di approvvigionarsi da
aziende che producono scarti vegetali, come rifiuti alimentari e
letame, in grande quantità".
"La tecnologia in materia di impianti a biogas è in continua
evoluzione e come forza politica non siamo contrari, ma come più
volte affermato è necessario valutare il dove e il come
insediarli ma soprattutto ottimizzare il processo, renderlo
ottimale e a basso costo. Non possiamo esimerci dal ricordare non
solo che il processo di digestione anaerobica può comportare il
rilascio di odori sgradevoli e inquinanti ambientali, ma
sopratutto che transiteranno, tra le colline friulane, numerosi
mezzi pesanti che avranno come meta l'impianto. Possiamo quindi
ignorare che c'è anche la necessità di disporre di ampi spazi per
alimentare la centrale?", si chiede la consigliera di Opposizione.
"Chi progetta e chi propone un impianto di questo tipo - conclude
Pellegrino - non può non considerare che debba essere
necessariamente collocato lontano dai centri abitati, soprattutto
a causa dei cattivi odori emanati dallo stoccaggio degli scarti e
dall'aumento del traffico pesante".
ACON/COM/fa