FOTOVOLTAICO. PELLEGRINO (AVS): DDL 38 DEVE CHIARIRE AREE VIETATE

(ACON) Trieste, 25 feb - "Il 3 luglio scorso è entrato in vigore il decreto 21 giugno 2024, con il quale il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ha disciplinato l'individuazione di superfici e aree idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili. Obiettivo è ripartire fra le regioni e le province autonome il conseguimento di 80 GW di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili al 2030, stabilendo principi e criteri omogenei per individuare superfici ed aree (idonee e non idonee) all'installazione di tali impianti. Le Regioni, garantendo il coinvolgimento degli enti locali, sono quindi tenute a individuare con propria legge sul loro territorio: superfici e aree idonee, superfici e aree non idonee, superfici e aree ordinarie, le aree ove è vietata l'installazione di moduli fotovoltaici collocati a terra". La spiegazione è arrivata all'Aula da Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra), relatrice per la minoranza del disegno di legge 38 sull'installazione degli impianti a fonti rinnovabili (Fer) a nome anche degli altri componenti del Gruppo Misto, ovvero Rosaria Capozzi (Movimento 5 Stelle) e Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), dopo che tutti e tre in IV Commissione hanno respinto il testo in quanto non è stato accolto alcun emendamento da loro proposto. "Riteniamo sia indispensabile ricercare quanto più possibile la produzione energetica ricavata dalle fonti rinnovabili, ma l'interesse pubblico alla transizione energetica e l'imperativo alla riconversione ecologica dell'economia e della società - ha evidenziato Pellegrino - devono essere bilanciati con le esigenze di conservazione del paesaggio e dei beni culturali, di salvaguardia ambientale e di mantenimento delle risorse e capacità produttive agricole. Gli investimenti dei privati cittadini e delle imprese sulle fonti rinnovabili vanno sostenuti, ma deve essere chiaro che questi devono essere funzionali all'utilità sociale e in primis agli scopi per il consumo locale". "E' urgente emanare una norma regionale che possa individuare le aree idonee, quelle non idonee, ma soprattutto - ha rimarcato - chiarire che vi sono delle aree nelle quali è vietata l'installazione dei moduli fotovoltaici a terra. In caso contrario la speculazione avrà facile presa e i proponenti avranno tra gli agricoltori, soprattutto in quelli che producono mais e soia, i migliori alleati, vista l'occasione di affittare i propri terreni ad un canone 4-5 volte superiore al reddito agricolo ordinario". "La fretta dell'assessore ha fatto da padrona: teme la sentenza del Tar del Lazio che potrebbe far rivedere buona parte del ddl se non venisse approvato entro il 27 marzo prossimo, data limite entro la quale verrà emessa la sentenza", ha aggiunto la consigliera, chiedendosi poi "cosa accadrà se il Tar del Lazio dovesse accogliere l'impugnazione del decreto ministeriale Aree idonee, che è oggetto anche di sospensione cautelare da parte del Consiglio di Stato nella parte del dispositivo dell'articolo 7 che consente alle Regioni di restringere il campo di applicazione delle aree 'immediatamente' idonee". "È evidente che questo disegno è stato scritto in modo prudenziale proprio per evitare che sia impugnato dal Consiglio dei ministri, tanto da sembrare la fotocopia delle norme nazionali. Ci sono volute le audizioni e i nostri sproni - ha affermato Pellegrino - per farvi limare soprattutto l'art. 5 delle aree non idonee per mettere qualche paletto in più ed evitare che vi sia, nella nostra campagna, il proliferare selvaggio di nuovi impianti. Ci auguriamo che con gli emendamenti che porterete in Aula ci possa essere un po' più di coraggio perché lasciare le vere definizioni restrittive solo alle pagine delle linee guida, che vedranno la luce fra dodici mesi (peraltro il termine non è nemmeno perentorio), rischia di far ingolfare di richieste le amministrazioni comunali lasciate senza strumenti di difesa". Per la consiglilera Avs, imprescindibili solo "la qualità del progetto, il dettaglio per la sua realizzazione e per l'ottenimento di una certificazione ambientale dell'impianto, come ad esempio l'Emas: solo così possiamo dire che l'agrivoltaico riduce al minimo il suo impatto". A tutto questo "si deve abbinare una cartografia dettagliata, soprattutto delle aree idonee, che definisca in modo inequivocabile dove e come è possibile realizzare gli impianti fornendo le priorità: aree militari e industriali dismesse, capannoni, tetti delle abitazioni, cave e aree già compromesse, nell'ottica che il Friuli Venezia Giulia è dotato di un Piano paesaggistico regionale. La cartografia, studiata nei dettagli soprattutto con i Comuni, dovrà essere prodotta nel minor tempo possibile poiché è migliore strumento per chiarire dove potranno essere posizionati gli impianti". "Come espresso dalla Soprintendenza, per raggiungere l'obiettivo stabilito per il Fvg sono sufficienti 35,5 chilometri quadrati, reperibili senza sacrificare alcuna area tutelata", ha chiosato Pellegrino. ACON/RCM-fc