(ACON) Trieste, 25 feb - Igor Treleani (FdI), illustrando
all'Aula i contenuti del disegno di legge 38 per l'installazione
di impianti a fonti rinnovabili (impianti Fer) sul territorio
regionale, ha spiegato che, in attuazione del decreto legislativo
199/2021, "a ciascuna Regione viene assegnata la potenza minima
annua da produrre, ai fini del conseguimento dell'obiettivo
nazionale da raggiungere".
"Si è discusso molto sulle tempistiche e su come la Regione Fvg -
ha detto Treleani - non abbia legiferato prima per cercare di
arginare i molti progetti di parchi fotovoltaici già installati
su terreni agricoli. La risposta va ricercata nel fatto che il
decreto con il quale viene fissato il perimetro all'interno del
quale le Regioni possono legiferare è stato pubblicato solo il 2
luglio 2024", perciò "non c'è stato il tempo materiale per
affrontare prima questo ddl".
Se poi "la prima Regione in Italia che ha legiferato sulle aree
idonee e non, per gli impianti Fer, è la Sardegna", ebbene "lo ha
fatto a dicembre 2024. Oggi siamo a febbraio 2025". Inoltre "il
Fvg aveva già legiferato in materia di installazione di impianti
da fonti rinnovabili nel 2021, ottenendo in risposta
l'impugnazione da parte dell'allora Governo Draghi". Insomma, "le
critiche sui tempi lunghi di approvazione non sono fondate".
"Detto questo, la potenza minima da raggiungere entro il 2030 per
la Regione Fvg è di 1.960 MW. Al momento - ha fatto sapere il
relatore - abbiamo raggiunto meno di un terzo della potenza
complessiva prevista (600 MW); da qui in avanti, l'obiettivo sarà
quello di gestire al meglio l'insediamento degli impianti".
"Il ddl individua le aree idonee e quindi quelle preferite per
l'installazione di impianti da fonti rinnovabili come zone
industriali, edifici e parcheggi, siti oggetto di bonifica, cave
dismesse, discariche, strutture militari e altro. In sostanza
aree considerate di basso pregio paesaggistico e ambientale", ha
aggiunto parlando di "potenziale ruolo della società FVG Energia
nella promozione e incentivazione delle realizzazioni di impianti
in queste aree. In quelle non idonee, però, non vi è un divieto
assoluto di realizzare sistemi per produrre energia da fonti
rinnovabili. Infatti in tali ipotesi vi saranno procedure
ulteriori e attenzioni particolari, che potranno portare anche
alla mancata autorizzazione".
Temi importanti legati al ddl 38, per Treleani "includono la
situazione delle infrastrutture di rete, dei vincoli e del
potenziale sviluppo della stessa e, non da ultimo, della
dislocazione della domanda elettrica. Parallelamente
all'attuazione di questa legge, la Regione dovrà quindi gestire
anche i tavoli dedicati al potenziamento delle infrastrutture
elettriche, attualmente non adeguate rispetto alle nuove esigenze
e obiettivi prefissati".
A suo dire "la possibilità di incidere in modo determinante su
questa materia non c'è. Questa tematica lascia poca competenza
alle Regioni, che devono quasi interamente recepire le
indicazioni legislative nazionali ed europee. Tuttavia in questo
difficile quadro di norme sovraordinate, l'articolato proposto
risulta essere un testo responsabile che tutela cultura,
paesaggio e anche agricoltura del nostro territorio".
Treleani si è chiesto "dove pensiamo di installare il doppio
della superficie dei pannelli che oggi vediamo sul nostro
territorio nei prossimi cinque anni". "Le conseguenze - ha
concluso - sono ettari di pannelli fotovoltaici nei nostri campi,
dove siamo abituati a coltivare, nelle zone industriali dove
siamo abituati ad insediare aziende e in luoghi e aree dove non
siamo abituati a vederli".
ACON/RCM-fc