(ACON) Trieste, 11 feb - "La transizione energetica è un
passaggio certamente importante ma che non può, come è già
successo in molti territori del Fvg, passare sopra la testa di
comunità, ambiente e agricoltura pregiudicando per anni intere
fette di paesaggio. Il ddl 38 ha aspetti positivi, ma è
necessario chiarire con più forza paletti e forme di tutela".
Lo affermano, in una nota, i consiglieri regionali Andrea Carli,
Massimiliano Pozzo, Laura Fasiolo, Francesco Martines e Manuela
Celotti (Pd) a margine della seduta odierna della IV Commissione
riunita per l'illustrazione e le audizioni in merito al disegno
di legge 38 "Installazione impianti a fonti rinnovabili".
Secondo Carli "nella preoccupazione per l'utilizzo di campi
agricoli per ospitare i vari di tipi di impianto, è necessario
capire se esiste un pensiero riguardo alla ripartizione del
fabbisogno energetico tra fotovoltaico e biometano. Anche per gli
impianti di biometano è importante definire le superfici massime
di utilizzo: la superficie agricola non è infinita e vanno fatti
i conti, all'interno del piano energetico regionale, con la
perdita di vocazione rurale dei territori".
Per Pozzo, "questa è una legge tardiva, fatta quando i buoi sono
già scappati, con gli impianti ormai diffusi a macchia d'olio e
diverse autorizzazioni in corso. L'elemento chiave stava proprio
nel tenere insieme, in equilibrio, la transizione energetica e
l'ambiente, il territorio e l'agricoltura. E invece ci troviamo
per esempio con un agrivoltaico, che era nato come obiettivo
anche per favorire l'agricoltura, completamente stravolto nei
suoi fini, distante dalle aziende agricole. Il fatto di non aver
governato questo tema, a partire dal livello nazionale, ha
diffuso una pesante conflittualità sul territorio. La norma
contiene elementi positivi - conclude Pozzo - certo non la
cartografia, per le definizioni territoriali, che sarà un
percorso affatto semplice. Servirebbe avere il coraggio di
incentivare fortemente le aree idonee, in modo da renderle più
appetibili per gli investimenti privati".
A sottolineare dubbi sull'agrivoltaico è anche il consigliere
Martines: "Innanzitutto è necessario avere dati certi su quanti
ettari sono stati già autorizzati e in corso di autorizzazione,
ma sull'agrifotovoltaico va fatta maggiore chiarezza sul dubbio,
che diversi amministratori nutrono, che nasconda un voler
accettare la distruzione di un territorio. Nella Bassa Friulana
risulta che si concentri l'83 per cento delle richieste, una vera
e propria invasione. E ancora - continua - non va trascurato un
elemento che appesantirebbe ancora più la vocazione rurale dei
nostri territori, con la previsione di insediamenti nel perimetro
di 500 metri delle zone industriali che già hanno occupato ettari
di terreni agricoli".
La consigliera Fasiolo sottolinea "la necessità di contemperare
gli obiettivi del Piano energetico regionale, dell'energia e
fonti rinnovabili, con la tutela dei territorio regionale
attraverso la protezione dei beni culturali e del paesaggio.
Troppi soldi in circolazione, troppi intermediari di grandi
multinazionali che rischiano di minare un equilibrio ambientale.
Un paradosso: l'ambiente si difende dalla decarbonizzazione con
misure per nulla tutelanti l'ambiente e l'agricoltura. La
petizione del sindaco di Romans, Michele Calligaris, che vede
l'area destinata al fotovoltaico vicina alle abitazioni, ad aree
agricole irrigue con relativi impianti, con siti archeologici
(insediamenti longobardi), è emblematica. Il Fvg deve sì
proseguire il processo di decarbonizzazione e proseguire verso la
transizione a fonti rinnovabili, ma non a spese dell'ambiente e a
vantaggio di intermediazioni di colossi del business dietro le
quinte".
Secondo la consigliera Celotti, "i grandi assenti in questa
partita sono gli enti locali: Comuni e comunità territoriali sono
state lasciate sole davanti a questioni più grandi di loro. La
norma arriva tardissimo e dovrà aspettare ancora almeno un anno,
ma nel frattempo va chiarito che ruolo e quanto spazio troveranno
i Comuni nella definizione della cartografia e nella
rappresentanza degli interessi dei propri territori. Che i
vincoli paesaggistici tengano conto anche dei Piani regolatori
comunali. Questa partita non può passare sulla testa dei sindaci
e delle comunità territoriali. Va bene considerare i vincoli
paesaggistici del Piano paesaggistico regionale, ma bisogna
considerare anche gli strumenti urbanistici comunali. Se i Comuni
devono recepire le previsioni della cartografia che verrà
deliberata dalla giunta regionale, allora la cartografia dovrà
tenere conto delle tutele territoriali e paesaggistiche definite
dai Comuni. Mi auguro che a brevissimo parta un tavolo di
confronto realmente partecipato fra Regione ed enti locali, che
troppo a lungo sono rimasti soli davanti ai progetti di
installazione dei fotovoltaici a terra".
ACON/COM/fa