Trieste, 11 feb - "Per la terza volta la Regione legifera sul
tema del fotovoltaico e conferma la volontà, da sempre espressa
dalla Giunta e trasversalmente condivisa dal Consiglio regionale,
di regolamentare e governare il proliferare di impianti
fotovoltaici a svantaggio di alcuni territori e aree delle zone
agricole. Tengo a precisarlo nella speranza che la discussione in
Aula ne tenga conto, lasciando da parte opposizioni ideologiche e
strumentali".
Lo ha detto oggi l'assessore regionale alla Difesa dell'ambiente,
Energia e Sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro, illustrando in
IV Commissione i contenuti del disegno di legge che disciplina
l'installazione di impianti a fonti rinnovabili sul territorio
regionale.
"Con questo ddl - ha proseguito il rappresentante dell'Esecutivo
- puntiamo a minimizzare gli impatti sull'ambiente, sul
paesaggio, sul patrimonio culturale, sulle attività agricole e
sul territorio in generale, in un contesto nazionale che fissa il
contributo della Regione in termini di potenza minima da
traguardare entro il 2030 nella misura di 1960 megawatt. Al tempo
stesso intendiamo regolamentare e arginare il proliferare di
impianti fotovoltaici a svantaggio di alcuni territori e aree
delle zone agricole, con la consapevolezza che, se da un lato
l'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili e
l'indipendenza energetica da soggetti terzi sono indispensabili,
vanno altresì tenute in conto la salvaguardia del tessuto
agricolo e la tutela paesaggistica del territorio. Saremo tra le
prime regioni d'Italia a normare in questo senso - ha
sottolineato Scoccimarro -, in maniera compiuta e funzionale e
senza andare più o meno direttamente allo scontro con gli enti o
le norme superiori".
Come ha specificato l'assessore, la norma prevedrà una
distinzione tra aree idonee e non idonee all'installazione,
applicando per le prime delle specifiche procedure accelerate di
autorizzazione.
Tra le aree idonee rientrano i siti dove sono già installati
impianti della stessa fonte, i siti oggetto di bonifica, le cave
cessate o abbandonate, le superfici di strutture edificate, le
aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e
logistica e, più genericamente, le aree non utilizzabili per
altri scopi. "In particolare - ha aggiunto Scoccimarro -, la
Regione vuole facilitare l'utilizzo delle aree militari dismesse
per la realizzazione degli impianti: rendere appetibili tali
aree, infatti, ha il duplice obiettivo della riqualificazione
urbana di spazi altrimenti non utilizzabili, che spesso per gli
enti locali rappresentano un peso, e della produzione di energia
da fonti rinnovabili".
Saranno invece classificate come aree non idonee quelle incluse
nel perimetro di beni sottoposti a tutela, mentre
l'individuazione delle aree vietate riguarda l'installazione di
impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra nelle zone
classificate come agricole. Riguardo a queste ultime, Scoccimarro
ha precisato che "la valutazione sarà positiva solo se la
superficie agricola contigua sarà pari ad almeno nove volte la
superficie occupata dall'impianto e se la copertura della
superficie dell'impianto da realizzare, sommata a quella degli
impianti della stessa tipologia autorizzati nelle medesime aree,
non supererà il 3 per cento della superficie agricola del
territorio comunale".
Un altro punto all'interno del ddl stabilisce che, tra le azioni
preliminari, si chiederà ai proponenti di esplicitare e
anticipare già in fase di domanda le misure di compensazione e il
coinvolgimento preliminare dei cittadini e dei portatori di
interessi diffusi, attraverso un processo di comunicazione e
informazione relativo alla realizzazione di impianti con potenza
superiore a 1 megawatt.
ARC/PAU/gg