(ACON) Trieste, 7 feb - "Leggo con grave preoccupazioni le
parole del senatore di Fratelli d'Italia Roberto Menia che,
nell'anticiparci la presentazione di un suo libro sui fatti
dolorosi del cosiddetto fronte orientale, ha affermato che
vorrebbe 'che gli italiani imparassero nuovamente a dire Fiume e
non Rijeka, Pola e non Pula, Zara e non Zadar e che le verità per
troppi anni infoibate fossero tramandate'".
Così, in una nota, la consigliera regionale Serena Pellegrino di
Alleanza Verdi e Sinistra, in merito al prossimo lungo tour nelle
scuole del padre della legge istitutiva del Giorno del Ricordo.
"Alcune domande vengono spontanee - prosegue Pellegrino -, come
ad esempio a quale titolo e con quale contraddittorio il senatore
narrerà la sua versione dei fatti storici a una vasta platea di
studenti. Mi piacerebbe sapere se nelle parole del parlamentare
di FdI, con un pedigree partitico di tutto rispetto - eletto in
Parlamento dal 1995 al 2013 con Alleanza Nazionale - Msi, prima
ancora militante di punta nelle file del Movimento Sociale
italiano triestino, e nel 2022 eletto nel collegio della Liguria,
non certo nella sua terra dove è cresciuto politicamente e dove
tutti e tutte conoscono bene la sua biografia - vi è buona fede,
perché trasportato dal nuovo senso comune o se, viceversa, vuole
riabilitare coloro che, malamente caduti nelle foibe, indossavano
la camicia nera del fascismo imperialista".
"Non vorrei - incalza l'esponente regionale - che la vera chiave
per riabilitare il fascismo passasse attraverso la legge 92/2004
che, se nella prima parte cita di 'conservare e rinnovare la
memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle
foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e
dalmati nel secondo dopoguerra', nella seconda prosegue con 'e
della più complessa vicenda del confine orientale' voluta da chi
voleva fare chiarezza sui fatti accaduti dal famigerato 6 aprile
1941 fino all'occupazione del territorio di Trieste da parte
degli statunitensi. In questo modo si palesa il desiderio di
narrarlo omettendo tutte le voci di chi quella storia l'ha
subita".
"Temiamo - prosegue la consigliera regionale - un revisionismo
storico tanto atteso e preparato con dovizia di particolari e
fatto emergere all'indomani della morte di tutti i testimoni. Una
narrazione che, omettendo parti sostanziali della storia, farebbe
passare per martiri quegli stessi carnefici che hanno
martorizzato intere popolazioni con o senza il fattivo aiuto
delle casacche brune naziste, spargendo morte in Africa e in
Europa, invadendo Grecia e Albania e occupando nel 1941 i
territori della vicina Jugoslavia senza neppure un'ufficiale
dichiarazione di guerra".
"La questione delle foibe non può essere definita come un evento
storico su cui possa essere posta la parola fine tagliando con
l'accetta la storia. In Italia, però, ormai da diversi anni si
sta cercando di rivalutare e consegnare alla storia un fascismo
che aveva fatto anche 'cose buono' e vittima di persecuzioni. Un
revisionismo storico preoccupante e pericoloso che vedrebbe i
carnefici fascisti mascherarsi da vittime e le vittime narrate
come persecutori. Ma la storia - conclude Pellegrino - non ci
restituisce questo_ deve essere conosciuta e studiata rimanendo
con onestà nell'alveo della verità, senza coloro che la
trasferiscono con 'creatività'."
ACON/COM/sm