(ACON) Trieste, 7 feb - "Mi sento molto arricchito dalla recente
visita della delegazione della V Commissione del Consiglio
regionale Fvg ai luoghi della memoria legati alla città di
Trieste (Risiera di San Sabba, Foiba di Basovizza, Magazzino 18 e
26), che sono stati parte integrante dei fatti storici più
rilevanti del Novecento italiano ed europeo".
Lo afferma in una nota il consigliere regionale Enrico Bullian
(Patto per l'Autonomia-Civica Fvg).
"È doveroso - prosegue Bullian -, in primis, ringraziare il
presidente della Commissione Diego Bernardis per la disponibilità
nell'organizzazione di queste fondamentali uscite territoriali.
Durante quest'ultimo sopralluogo, ho anche raccolto due
pubblicazioni molto interessanti, utili per chi vorrà
approfondire: l'agile volume di Tristano Matta, "Il lager di San
Sabba. Dall'occupazione nazista al processo di Trieste", e il
catalogo curato da Piero Delbello intitolato "C.r.p. Centro
raccolta profughi. Per una storia dei campi profughi istriani,
fiumani e dalmati in Italia (1945-70)".
"Il lager di San Sabba - spiega l'esponente di Centrosinistra - è
in funzione nella prima metà degli anni Quaranta sia come luogo
di repressione degli oppositori politici (si stimano oltre 2mila
uccisioni con il gas o con altri mezzi brutali, poi 'passati per
il camino' del forno crematorio), sia come luogo di detenzione e
smistamento degli ebrei verso i campi tedeschi, dove venivano
sterminati dopo l'avvio della soluzione finale da parte dei
nazisti e con il supporto dei collaborazionisti fascisti".
"La vicenda dell'esodo e dei profughi prende avvio a liberazione
dal nazi-fascismo avvenuta e, dalla metà degli anni quaranta alla
metà degli anni cinquanta, l'Istria e la Dalmazia si svuotano di
tante famiglie italiane che lasciano la Jugoslavia comunista.
Interessante - evidenzia il consigliere regionale - ricostruire
anche cosa abbia significato arrivare in Italia e trovarsi a
vivere nei Centri raccolta profughi, una condizione che si
protrasse per lunghi anni, addirittura fino alla metà degli anni
settanta nel campo di Padriciano. Ci sono state descritte le
condizioni di miseria e le ricadute che ci furono per quelle
comunità di esuli, dalla voglia di rinascita fino all'isolamento
e ai disagi dai quali alcuni non riuscirono a risollevarsi.
Spesso le istituzioni si dimostrarono poco presenti o ostili e
questo stride con certa retorica recente con la quale viene
ammantata questa lunga storia".
"Aldilà del fatto che entrambi gli autori/curatori delle
pubblicazioni sono stati nostre apprezzate guide durante la
visita - spiega ancora Bullian -, fra i due volumi esiste anche
un punto nel quale le due storie si intrecciano direttamente: San
Sabba, dopo esser stato lager e prima che diventasse Monumento
nazionale nel 1965, fu la dimora per molte famiglie di esuli
istriani e dalmati, nel periodo successivo alla Liberazione. La
complessa vicenda del confine orientale - come recita la legge di
istituzione del Giorno del Ricordo - è davvero tale".
"Infine - conclude Bullian - i nostri esuli di ieri per me
rappresentano un monito per far comprendere l'umanità con la
quale vanno trattati i richiedenti asilo politico di oggi e di
domani, memori del fatto che, spesso, in questo piccolo e
litigioso mondo le parti si invertono".
ACON/COM/sm