(ACON) Trieste, 3 feb - "La situazione delle liste d'attesa in
Friuli Venezia Giulia continua a rappresentare una delle
principali criticità del Sistema Sanitario Regionale".
Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg Enrico Bullian.
"L'ultima indagine di Federconsumatori - prosegue Bullian -
evidenzia che la Regione si colloca in una posizione intermedia
rispetto al resto d'Italia: sicuramente non è tra le peggiori, ma
non raggiunge ancora le performance migliori di Veneto, Toscana
ed Emilia Romagna. Tuttavia ritengo che abbiamo le potenzialità
per migliorare e tornare fra le eccellenze. I dati mostrano che
in Fvg persistono attese molto lunghe per alcune prestazioni
sanitarie essenziali. La nostra Regione deve avere le capacità di
ridurre i tempi e garantire un accesso più rapido alle cure,
avvicinandosi agli standard delle regioni più efficienti,
migliorando il trend in atto che presenta ancora criticità".
"L'indagine di Federconsumatori - rimarca l'esponente del
Centrosinistra - mostra che il Veneto garantisce oltre il 93%
delle prestazioni nei tempi previsti, seguito dall'Emilia Romagna
(88,6%) e dalla Toscana (85,1%). L'obiettivo normativo di
arrivare al 90% nella nostra Regione rimane ancora molto lontano:
in alcuni ospedali del Friuli Venezia Giulia si superano i 700
giorni di attesa (anziché i 120 previsti nel caso di priorità P,
ovvero programmata) sia per gli esami diagnostici, come per la
mammografia bilaterale, che per le visite specialistiche, ad
esempio di ginecologia, stando all'indagine citata".
"Analizzando invece il cosiddetto diritto di garanzia -
sottolinea Bullian - (ovvero il diritto dell'assistito del Ssr di
accedere a prestazioni entro le classi di priorità previste
nell'ambito territoriale dell'azienda sanitaria di residenza),
rilevo differenze significative tra le tre aziende sanitarie
regionali (Asufc, Asugi e Asfo). In seguito a una richiesta di
accesso agli atti, è emerso che le aziende sanitarie applicano
regolamenti in parte diversi, che producono risposte
differenziate. Nel dettaglio, in Asufc sono stati erogati circa
13mila euro di rimborsi nell'ultimo quadriennio, di cui 10.900
euro solo nel 2024 (dato di inizio novembre). In Asugi, invece, i
rimborsi sono stati di appena 300 euro nel 2023, salendo a 1.210
euro nel 2024. Infine, in Asfo, i rimborsi risultano addirittura
pari a zero nell'intero periodo considerato".
"Questi numeri evidenziano che, a fronte di liste di attesa
ancora troppo lunghe, lo strumento del rimborso è poco utilizzato
e macchinoso. Ne deriva che servono due iniziative: nel periodo
di transizione, è necessario far conoscere e rendere più
accessibile questo strumento per i cittadini, anche per rendere
esigibile un diritto del paziente; nel medio periodo, vanno
riassorbite le liste di attesa pendenti e reso definitivamente
superfluo questo strumento", conclude la nota.
ACON/COM/mv