(ACON) Trieste, 28 gen - "Come sosteniamo da sempre, le
strutture come il Cpr vanno chiuse! È infatti necessario
ripensare un modello diverso di gestione della fase di
riconoscimento e di rimpatrio delle persone ivi ospitate.
Esprimiamo, perciò, tutta la nostra solidarietà alle forze
dell'ordine e al personale che vi opera, spesso sotto organico.
Condanniamo, al tempo stesso, gli episodi di violenza accaduti a
Gradisca e ribadiamo che la violenza non va mai e poi mai
giustificata".
Lo evidenzia, attraverso una nota stampa condivisa con la collega
Ilaria Dal Zovo (coordinatrice territoriale per l'ex provincia di
Gorizia), la consigliera regionale Rosaria Capozzi (Movimento 5
Stelle), in merito alle problematiche nuovamente esplose in
maniera drammatica a Gradisca d'Isonzo e ricordando che "nei mesi
scorsi abbiamo visitato la struttura isontina insieme al deputato
Colucci, apprezzando la dedizione delle Forze dell'ordine e degli
operatori che, quotidianamente, cercano di rendere vivibile quel
posto".
"Purtroppo, il sistema dell'immigrazione del nostro Paese -
aggiungono le esponenti pentastellate - dimostra tutte le sue
lacune. Così come lacunose sono le realtà come quella gradiscana
dove, ormai troppo spesso, la detenzione avviene senza il
rispetto dei diritti e della dignità umana".
"La situazione di pericolosità e di fragilità di queste strutture
- precisa Dal Zovo - era stata da noi più volte denunciata,
soprattutto facendo seguito ai sopralluoghi effettuati dagli
esponenti del M5S negli anni dei mandati in Consiglio regionale.
Senza trascurare il fatto che la mozione dell'Assemblea
legislativa che prevedeva la chiusura del Cie, prima che si
chiamasse Cpr, portava anche la mia firma".
"Trattenere un numero di persone spesso assai alto - sottolinea,
dal canto suo, Capozzi - in un regime peggiore di quello
detentivo, per mesi e senza tempi certi, aumenta il rischio della
reiterazione di episodi come quello della scorsa settimana. Tutti
lo sanno ma lo Stato, che dovrebbe interessarsi direttamente del
problema, non fa invece nulla per garantire in primis la tutela
delle Forze dell'ordine e di chi lavora in quegli spazi così a
rischio".
"Visto e considerato che si tratta anche di salute pubblica -
così, in chiusura la nota stampa - riteniamo, perciò, che chi
deve tutelare la stessa, in primis i sindaci dei Comuni che
ospitano tali strutture, possa accedere in qualunque momento alle
aree in questione senza alcun preavviso, come già avviene per i
parlamentari della Repubblica".
ACON/COM/sm