Trieste, 16 gen - Riqualificare il Centro di permanenza temporanea (CPT) di Gradisca d'Isonzo ("così com'è, vero e proprio simbolo di sfiducia nei confronti della Slovenia"), promuovere a tutti i livelli l'integrazione conservativa, diritto alla salute per tutti ("anche per gli immigrati irregolari che non si possono abbandonare"), modificare la legge Bossi-Fini, aprire gli sportelli unici per l'immigrazione e, più in generale, collaborazione dal Governo al fine di risolvere tutti i problemi ancora aperti.
Sono questi i punti salienti affrontati dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, nel corso del suo intervento all'incontro pubblico sull'immigrazione svoltosi a Trieste, al centro congressi della Stazione Marittima, con la partecipazione del ministro per la Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero e del sottosegretario competente, Cristina De Luca.
Moderato dall'assessore regionale all'Immigrazione, Roberto Antonaz, il "forum aperto" ha messo in contatto i rappresentanti di istituzioni, enti ed associazioni locali che operano nel campo sociale con il massimo referente politico nazionale, impegnato a raccogliere esperienze e suggerimenti nell'intera penisola al fine di convogliarle nella nuova proposta legge sull'immigrazione che, assicura, verrà presentata entro febbraio.
Presentando il Friuli Venezia Giulia come una regione costituita dai tre principali ceppi linguistici europei (latino, tedesco e slavo), Illy ha sottolineato la convivenza ideale che la contraddistingue, consolidata nei secoli come una ricchezza sociale, culturale ed economica proveniente dalle diversità.
"Qui da noi - ha affermato, sottolineando il ruolo delle tre minoranze linguistiche - si parla di integrazione conservativa, un sistema che rifugge il ghetto come l'omologazione forzata ma entro il quale gli immigrati si integrano in tutto e per tutto, mantenendo nel contempo i propri elementi di distinzione quali lingua, religione e cultura che costituiscono un arricchimento per l'intera comunità".
Tra i problemi da affrontare e risolvere quanto prima, Illy ha definito il CPT di Gradisca d'Isonzo "inopportuno in quanto fuori assetto rispetto alle sensibilità locali ed elemento di sfiducia verso la capacità della Slovenia di far fronte all'immigrazione clandestina". A questo proposito, il presidente ha chiesto al Governo di trasformarlo in centro di prima accoglienza e di rifugio per i richiedenti asilo politico che - ha commentato - sono ancora tanti.
Si cercherà di aprire in Friuli Venezia Giulia entro la metà del 2007 - ha invece evidenziato Illy - gli sportelli unici per l'immigrazione dove si troveranno i rappresentanti di prefetture, questure ed amministrazioni provinciali.
Recependo le indicazioni giunte dal territorio, il ministro Ferrero si è detto in quasi perfetta sintonia con quanto affermato da Illy sulla questione dell'immigrazione ed in particolare sui CPT ("una forzatura della democrazia"), specificatamente su quello di Gradisca, per il quale il sindaco isontino, Franco Tommasini, ha rilevato l'incongruenza di una simile struttura "para-carceraria" con la vocazione al dialogo della cittadina che, suo malgrado, la ospita.
"L'immigrazione non può essere considerata come un fatto eccezionale - è intervenuto Ferrero - perché in Italia, dove 3 milioni di migranti rappresentano il 5 p.c. del Pil, non la si può arrestare per diversi motivi, tra i quali la collocazione geografica, che non è quella dell'Australia, e l'evidenza di una richiesta di manodopera che giunge dall'alto per fare fronte a lavori spesso rifiutati dagli italiani".
Costruire la figura del diverso quale facile capro espiatorio - ha ammonito il ministro, riferendosi al quadruplice omicidio di Erba che, inizialmente, vedeva indagato il marito-padre di due vittime, un immigrato tunisino poi completamente scagionato - è la risposta sbagliata alla richiesta di sicurezza sociale. L'immigrato va invece considerato come un portatore di speranza".
Il modello di immigrazione espresso da Ferrero fonda la propria centralità sulla conoscenza della lingua italiana, considerata determinante per ogni forma di integrazione. A seguire, acquisizione dei diritti civili (in primis la cittadinanza per nascita o per lunga permanenza), dei diritti sociali (perché si deve combattere la clandestinità e non i clandestini) ed il riconoscimento ufficiale di culture e religioni diverse "perché dobbiamo permettere a tutte le identità di modificarsi, determinando l'evoluzione di tutti gli individui grazie ad un sistema di interscambio reciproco".
Per il ministro, comunque, il Friuli Venezia Giulia è una Regione complessivamente avanzata sul tema dell'immigrazione; un apprezzamento rimarcato dall'assessore Antonaz che, al termine dei lavori, ha definito l'incontro un'occasione riuscita per valutare gli effetti di tutti i provvedimenti regionali. "Tutto va sottoposto a verifica - ha commentato - e le risposte di generale approvazione provenienti dal tessuto sociale regionale sono il segnale che stiamo andando nella giusta direzione".
ARC/FC