(ACON) Trieste, 25 gen - "L'intesa trovata dal Centrodestra sul
Piano oncologico regionale, ossia stralciare la tabella finale,
appare una scelta gattopardesca che renderà il Piano preda di
accordi successivi dove, sicuramente per interessi particolari di
territori e di politici locali, di professionisti interessati a
mantenere le proprie rendite di posizione consolidate, si
arriverà a piccole modifiche o modifiche non oggettive che non
terranno conto dei veri interessi dei cittadini e della qualità
del servizio". Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale
Francesco Martines (Pd) commentando la notizia di un accordo
interno al Centrodestra in vista delle prossime votazione nel
Consiglio delle autonomie locali (Cal) e successivamente in III
Commissione consiliare, sul tema del Piano della rete oncologica
regionale.
"La tabella finale del documento - così ancora Martines -
rappresenta un punto fondamentale perché indica 'l'organizzazione
delle attività di chirurgia oncologica' nei diversi presidi
ospedalieri. Rappresenta 'la sintesi della metodologia seguita
per la costruzione del piano' sulla base di dati forniti dagli
stessi presìdi e indica il risultato dello studio, definendo dove
e da chi deve essere attuato il piano, piano che ha in sé scritta
una necessaria revisione semestrale nella sua triennale durata".
Ma non è tutto per il dem, secondo il quale "mentre adesso Cal e
III Commissione hanno avuto e hanno modo di discutere, valutare e
contribuire ad avere un risultato in linea con le esigenze degli
utenti, in futuro quando alcune scelte in merito alle strutture
ospedaliere dove concentrare l'operatività sarà deciso sulla base
dei risultati del nuovo gruppo di lavoro e i cui risultati magari
saranno attuati con atti aziendali o atti di programmazione che
sfuggiranno a un dibattito trasparente nelle sedi competenti, ci
troveremo alla fine con un bel Piano della rete oncologica Fvg,
magari ben fatto con tante belle intenzioni, che non risponderà
più, però, ai bisogni di salute delle persone e alla loro
sicurezza".
Infine, conclude Martines, "c'è il rischio in questo modo che le
spinte dei professionisti, magari sostenute da alcuni politici
locali più influenti portino a concentrare la chirurgia
oncologica e non solo nei tre ospedali hub di Trieste, Udine e
Pordenone, riducendo d'importanza così gli ospedali di rete spoke
e conseguentemente aiutando a impoverire questi dello spessore
professionale degli operatori sanitari, relegando negli anni
futuri questi ospedali a svolgere mere funzioni ambulatoriali e
di mera assistenza residenziale".
ACON/COM/rcm