TAGLIAMENTO. PELLEGRINO (AVS): OPERE A DIGNANO NON SIAN FOGLIA DI FICO

(ACON) Trieste, 7 gen - "È importante parlare e confrontarsi per comprendere fino in fondo le questioni relative al Tagliamento e tutto l'ecosistema che lo governa". Così, in una nota, la consigliera regionale Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra) a margine del convegno "Facciamo il punto sul Tagliamento", organizzato a Enemonzo lo scorso sabato da Legambiente Carnia, nella figura del presidente Marco Lepre, e da numerose associazioni e comitati che si battono per la sua difesa. "Sono stati affrontati e discussi i problemi che caratterizzano tutta l'asta del fiume - fa sapere Pellegrino -, dalla Carnia fino all'Adriatico. È emerso come il Tagliamento abbia mutato nei secoli il suo corso in modo del tutto naturale. Oggi, però, l'azione dell'uomo rischia di creare un impoverimento sociale, industriale ed economico. Va sottolineato che le ricadute di un danno ambientale vanno a scapito di tutta la popolazione. È stato evidenziato che le zone a maggior rischio di alluvione sono quelle montane e che un possibile stato di massima allerta, nel tratto dove l'alveo del fiume riduce la sua sezione, si può presentare solo se contemporaneamente si verifichino 4 eventi: piogge abbondanti ed estese, che siano contemporaneamente sia nelle vallate alpine che prealpine con un alto grado di saturazione del terreno, ovvero che abbia piovuto per molto tempo e diffusamente tanto che il suolo non sia più in grado di assorbire acqua. Incalza la consigliera di opposizione: "C'è la necessità di ripulire l'alveo: l'ultimo sghiaiamento è riconducibile a oltre 30 anni fa. Non va dimenticato che la natura ha fatto le cose per bene creando delle casse di espansione naturali che negli anni sono state urbanizzate. Resta la necessità di ridare ampiezza al Tagliamento, invece di continuare a captare le sue acque per usi industriali come succede per lunghi tratti del fiume, in particolare per il lago artificiale di Sauris e il bacino di Verzegnis. Qualsiasi attività umana che non rispetti questi precetti è destinata a fallire, anche fosse l'opera di ingegneria idraulica più evoluta e performante. Non dimentichiamo che anche l'ingegnere Canali ha dichiarato in Commissione consiliare che nessuna opera può garantire l'annullamento totale del rischio, nonostante quelle valutazioni che da mesi stiamo attendendo da parte dal massimo esperto mondiale in ingegneria idraulica, così come ci ha promesso l'assessore Scoccimarro, senza però farci sapere né chi sia, né su quali basi scientifiche si possano basare i suoi studi. Di contro, dal 2005 c'è chi chiede a gran voce il riconoscimento Unesco di tutta l'asta fluviale del re dei fiumi d'Europa e la costituzione del Parco nazionale della pianura alluvionale del Tagliamento. "La rinaturalizzazione e il mantenimento della connettività fluviale è un obiettivo chiave della normativa europea. Temo che le opere che si vogliono realizzare a Dignano - non nasconde le sue preoccupazioni l'esponente di Avs - non siano altro che la foglia di fico per permettere di liberare nuove zone edificabili nel basso tratto del fiume che verrebbe, sulla carta, messo in sicurezza ma che, soprattutto, sia lo specchietto per le allodole per dare la possibilità di realizzare una nuova rete stradale che da Gemona attraversa la pedemontana, per collegarsi a Dignano e, superato il fiume con il nuovo ponte laminante che sostituisce quello salvaguardato dalla Soprintendenza, si colleghi alla bretella di Barbeano, ancora da realizzare ma già prevista dal piano, che si aggancerà alla Cimpello-Sequals, poi alla gronda Nord di Pordenone e infine raggiungere il Veneto così come promesso alle grandi associazioni industriali e artigiane del Friuli Occidentale e Veneto, sfregiando di fatto la nostra regione da Est a Ovest". "Tutto questo - conclude Pellegrino senza mezzi termini - va detto a chiare lettere ai cittadini friulani, ma anche che il denaro dello Stato quasi sicurante proverrà dal ricco ministero delle Infrastrutture piuttosto dal povero ministero dell'Ambiente. I cittadini non sentono la necessità di una nuova strada, chiedono che i mezzi pesanti restino in autostrada perché realizzare un terzo tracciato viario che corre parallelo all'autostrada e alla strada statale 13 Pontebbana, per una regione che conta meno di un milione e duecentomila abitanti, è assolutamente sproporzionata". ACON/COM/rcm