(ACON) Trieste, 23 dic - Questa mattina il Garante dei diritti
della persona della Regione Friuli Venezia Giulia, Enrico
Sbriglia, assieme a Piero Mauro Zanin, già presidente del
Consiglio regionale, e ad Anna Malisani del Partito Radicale,
hanno effettuato una visita alla casa circondariale "Ernesto
Mari" di Trieste, al fine di conoscerne meglio le criticità. Lo
si legge in una nota del Garante.
Accolta dalla direttrice in missione, che è direttore titolare
della casa circondariale di Gorizia, Caterina Leva, dalla
comandante Annamaria Peragine e dagli altri operatori, la
delegazione ha constatato come fossero in corso importanti lavori
di risistemazione interna degli spazi detentivi.
Com'è noto, nel luglio scorso c'era stata una protesta violenta
da parte delle persone detenute che aveva portato a devastazioni
di ambienti e attrezzature, in particolare negli spazi dove era
presente l'infermeria; a seguito degli eventi, si registrò anche
la morte di un detenuto.
Prontamente il direttore titolare del carcere, Graziano Pujia,
ora assente per ferie, ha però avviato tutti gli interventi di
risanamento nonché di una migliore utilizzazione degli spazi.
Percorrendo le sezioni dell'istituto, infatti, si poteva rilevare
come esso apparisse un febbrile diffuso cantiere, nonostante la
compresenza delle persone detenute.
Nello studio del direttore c'è stata poi una riunione con i
responsabili dei diversi servizi gestiti in carcere, grazie ai
quali sono emerse le maggiori criticità che abbisognano di
urgenti iniziative da parte della Regione. Esse, sostanzialmente,
sono riferite al servizio sanitario: si rileva il bisogno del
rafforzamento dello stesso, nonché di rendere più attrattivo il
lavoro degli infermieri e dei medici in carcere.
Franca Masala, responsabile del servizio sanitario in carcere,
forte anche della sua esperienza sul campo, sottolineava tali
strategiche esigenze condivise da tutti.
Il Garante ha convenuto pienamente al riguardo, ricordando come
fosse stato importante il lavoro degli operatori sanitari durante
il periodo dell'emergenza Covid, ma nonostante il loro impegno,
poco rispetto alle aspettative si era poi realizzato a favore
degli stessi in termini di riconoscimenti concreti, anche di
natura economico-contrattuale: "Pure tale circostanza, infatti,
rende il lavoro della sanità penitenziaria demotivante, inducendo
gli operatori sanitari a preferire altri ambiti lavorativi,
compresi quelli della sanità privata".
"È perciò importante - si legge ancora nella nota del garante
Sbriglia - che la Regione, che ha competenza esclusiva in
medicina penitenziaria, a seguito del passaggio intervenuto anni
addietro dallo Stato alle Regioni, forte anche della propria
autonomia, compia uno scatto in avanti, addirittura sperimentando
modelli organizzativi più confacenti alle esigenze del mondo
penitenziario, anche sfruttando al massimo le nuove tecnologie,
ivi comprese quelle della telemedicina".
Per quanto, infatti, non si potrà mai prescindere dall'assicurare
nelle carceri un continuo presidio "in presenza" di medici e
infermieri all'interno delle strutture penitenziarie, pure al
fine di un maggior contenimento delle spese sanitarie, "non
sfuggirà che ricorrendo all'esterno solo quando fosse davvero
necessario si eviterebbe l'eccessiva occupazione di posti letto
negli ospedali e/o l'intasarsi pericoloso dei pronto-soccorso".
L'auspicio, per il Garante, è che si pervenga a una migliore
caratterizzazione amministrativa della medicina penitenziaria,
pure al fine di avere una "regia" unica dei servizi sanitari
nelle cinque carceri della regione dove invece, e questo
rappresenta un evidente segno di criticità, risulta assicurato un
servizio diverso in ogni struttura, determinando una
ingiustificata disparità di trattamento che potrebbe esporre a
ulteriori censure e rischi la stessa Amministrazione regionale.
"Il Garante, al riguardo, confida nell'impegno che certamente ci
sarà da parte dell'assessore alla Salute Riccardo Riccardi".
Altra criticità osservata è quella riferita "alla carenza di
copertura di psicologi nella struttura triestina, in quanto i
professionisti in questione sono pagati, in questo caso dal
ministero della Giustizia, ad ore, con corrispettivi economici
assolutamente inadeguati. È stato riferito che non solo verrà
ridotto il numero delle ore, già insufficiente, ma anche quello
delle unità impiegate. Questo a partire dal prossimo mese di
gennaio".
Si comprenderà, pertanto, come tale circostanza rappresenti un
pericolosissimo vulnus per la gestione delle persone detenute le
quali, interrelazionandosi con lo psicologo, possono trarne
importanti benefici che si riflettono sulle condotte personali,
favorendo il calo di pulsioni suicidarie, la migliore
comprensione delle proprie condotte antisociali, l'aggressività
e via dicendo.
Il Garante ha inoltre rimarcato la circostanza che pur
trattandosi, quella penitenziaria, di una sola grande comunità,
essa è contraddistinta da più famiglie: quella delle persone
detenute e l'altra delle persone detenenti, ma identico è il
tetto sopra le loro teste. A sua volta, la famiglia dei detenenti
è essa stessa costituita da più sottocomunità: quella del
personale della polizia penitenziaria, del personale
specialistico e amministrativo del Dap, della Sanità, del mondo
della scuola, della formazione professionale, del volontariato...
Realtà finalizzate a realizzare il bene della sicurezza. Una
sicurezza che deve sapere guardare e sollevare le persone,
giammai piegarle, stritolarle e annichilirle.
"Nel corso dei colloqui con gli operatori penitenziari - aggiunge
il Garante - si è pure parlato dell'importanza di consentire alle
persone ristrette di coltivare le proprie fedi religiose
improntate al rispetto degli altri. Il padre gesuita Silvio
Alaimo, storico cappellano del carcere, ha poi portato la
delegazione a visitare la locale cappella, non mancando di
sottolineare come essa venga 'rispettata' da tutti i detenuti
presenti in carcere, perché luogo di conciliazione e di
ripensamento, a prescindere dalle fedi professate dagli stessi".
La coincidenza del termine di un corso di pasticceria a favore
delle persone detenute di sesso femminile ha consentito al
Garante e alla delegazione in visita, prima di congedarsi dalla
struttura carceraria, di assaggiare alcuni dolciumi: "Si
percepiva - conclude la nota - il sapore dell'impegno di chi è
alla ricerca di una seconda chances: anche in questo modo si fa
sicurezza, però permanente".
ACON/COM/fa