(ACON) Trieste, 17 dic - "Ricorrono domani, mercoledì 18
dicembre, i 170 anni dalla nascita dell'udinese Bonaldo
Stringher, al vertice della Banca d'Italia dal 1900 fino alla
morte nel 1930, prima come direttore generale e poi, quando fu
istituita la carica, come governatore. Fu anche, nel corso della
sua vita, accademico in materie finanziarie, dirigente
ministeriale, deputato e ministro del Tesoro. A lui si deve la
trasformazione di un istituto di credito tra tanti nella banca
centrale dell'allora Regno d'Italia, con autorizzazione esclusiva
all'emissione di banconote e con poteri di vigilanza sulle altre
banche, in una visione quasi profetica per i sistemi democratici
attuali".
Lo ricorda in una nota Massimo Moretuzzo, capogruppo di Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg in Consiglio regionale.
Moretuzzo aggiunge: "Stringher visse e operò in tempi di
cambiamento, difficili e travagliati. Fu un'illustre personalità
in campo economico, un illuminato protagonista della vita
culturale, interessato, oltre che agli aspetti economici e
finanziari, alle dimensioni sociali dello sviluppo. Nella sua
visione, vanno assicurate a chi lavora nelle fabbriche e nelle
campagne dignitose condizioni di vita e di lavoro, giusto
riconoscimento del contributo alla crescita dell'economia,
diritto di organizzarsi ed esprimersi collettivamente,
opportunità di istruzione e progresso. In questa luce, si
comprende la sua attenzione allo sviluppo del credito popolare".
"Stringher intuì e agì convinto che la finanza vada gestita e
regolamentata, e non lasciata alla libera iniziativa dei
capitali. È un esempio di grande modernità - evidenzia il
consigliere autonomista - per la consapevolezza di essere, come
vertice della Banca Centrale, al servizio della cosa pubblica, ma
con determinazione nel rivendicarne l'autonomia gestionale.
Politica e finanza, come due rotaie dello stesso binario, non
devono sovrapporsi, ma andare nella stessa direzione".
Moretuzzo infine evidenzia come "in Friuli non abbiamo
valorizzato a sufficienza questa figura: non basta intitolare vie
e scuole a donne e uomini illustri se non si trasmette alle nuove
generazioni, accanto alla conoscenza dei percorsi degli stessi, i
valori che li hanno animati".
ACON/COM/rcm