Villa Manin, 26 mar - È un grande omaggio quello che la Regione fa con la mostra allestita da oggi al 29 agosto a Villa Manin di Passariano a tre artisti friulani che con la loro opera hanno caratterizzato il Novecento artistico regionale e nazionale.
Sono i tre fratelli Basaldella - Dino (1909-1977), Mirko (1919-1969) ed Afro (1912-1976) - proposti tutti insieme in una grande retrospettiva a oltre vent'anni di distanza da quella che dedicò loro la Galleria d'Arte Moderna di Udine. La mostra "I Basaldella. Dino, Mirko, Afro", fortemente voluta dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dall'Azienda speciale Villa Manin, è curata da Giuseppe Appella, Fabrizio D'Amico, Marco Goldin e organizzata da Linea d'ombra.
In questi ultimi anni si sono viste diverse mostre, anche importanti, in Italia e nel mondo, dedicate ai tre artisti, figli di Leo Basaldella, pittore decoratore udinese, morto durante la Prima Guerra mondiale nel 1918: molte su Afro, meno numerose ma altrettanto importanti su Dino e su Mirko. La pubblicazione del catalogo generale dell'opera di Afro ha fatto emergere opere prima sconosciute e gli studi hanno offerto motivi di grande interesse, a rendere ancora più affascinante e magmatico il già complesso "mondo dei Basaldella".
Il percorso espositivo ripercorre l'intera vicenda artistica dei tre fratelli, dagli esordi comuni a Udine nell'ambito della "Scuola friulana d'avanguardia", agli anni spesi a Monza e a Milano, a quelli romani, dove Afro e Mirko si stabiliranno, pur con frequenti, rinnovati e operosi soggiorni nella terra natale; fino, per ciascuno dei tre, agli anni della maturità e a quelli tardi.
L'allestimento delle opere, che segue un criterio cronologico, è teso a evidenziare i rapporti che i tre artisti hanno continuato a stringere, pur nelle emergenti specificità linguistiche.
Si può dire che i tre fratelli ebbero inizi artistici comuni, stimolati dall'attività dello zio artigiano orafo: da lui e dalla sua attività appresero la capacità di operare le tecniche su diversi materiali."Dino, Mirko e Afro, pur senza entrare nel filone del ritorno al classico individuano quel sentiero - sempre seguito - della tradizione che unisce e salda l'arte contemporanea all'antico", sostiene nel catalogo Giuseppe Appella.
Un percorso - che pur nelle diversità sia linguistiche che tecniche - li ha accomunati con esiti differenti, ma con la medesima tensione artistica.
Fra le opere esposte, troviamo - provenienti dall'Archivio Afro di Roma - anche alcuni preziosi inediti di Afro, appartenenti agli anni Trenta e un inedito "Ritratto di Capogrossi" modellato in terracotta da Mirko nel 1939, proprietà della Fondazione Archivio Capogrossi di Roma.
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo coordinato da Marco Goldin assieme a Giuseppe Appella e Fabrizio D'Amico, con saggi dei curatori e ampie rivisitazioni bio-bibliografiche a cura di Lara Conte, Bruna Fontana e Gianni Schiavon.
ARC/NNa