Erto e Casso, 9 ott - "Il Vajont è accaduto 60 anni fa ma
altri Vajont si ripresentano continuamente in ogni angolo del
nostro Pianeta. La nostra civiltà deve fare un balzo in avanti
per non commettere più gli errori già compiuti nel passato.
Conoscere a fondo quanto sia delicata la terra su cui camminiamo.
Governare con saggezza i nostri territori. Prendere decisioni -
insieme - solo dopo aver ascoltato. Sono questi i passi urgenti e
necessari per un futuro migliore e un presente improntato a una
maggiore sicurezza per tutti noi".
Con queste parole il governatore del Friuli Venezia Giulia
Massimiliano Fedriga ha concluso il suo discorso durante la
cerimonia per il sessantesimo anniversario del Vajont che si è
tenuta alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella proprio davanti alla Diga.
Una cerimonia che ha visto anche la presenza degli assessori
regionali alla Salute e Protezione civile Riccardo Riccardi, alle
Finanze Barbara Zilli e alle Infrastrutture Cristina Amirante.
"Da quell'ormai lontano 1963 - ha affermato Fedriga - non si è
più smesso di studiare e di approfondire quanto accaduto nella
Alta Valcellina e nella vicina Valle del Piave. Il caso Vajont,
simbolo universale del desiderio cieco da parte dell'uomo di
piegare la natura a proprio piacimento al fine di ottenere il
massimo profitto, continua a essere una fonte pressoché
inesauribile di analisi, racconti, testimonianze".
"Per questa piccola zona di montagna del nostro Paese, condivisa
da Veneto e Friuli Venezia Giulia, l'immensa frana precipitata in
pochi secondi dal Monte Toc dentro il vastissimo lago creato con
la costruzione della Diga, ha segnato una vera e propria cesura
temporale. Qui, alle 22:39 del 9 ottobre del 1963 - ha precisato
il governatore -, gli elementi si scatenarono, spazzando via
dalla faccia della terra quasi duemila esseri umani in pochi
minuti".
Per dare l'idea ancora oggi della potenza distruttrice di questo
fenomeno Fedriga ha ricordato che i corpi della stragrande
maggioranza di queste persone non vennero mai recuperati. "La
storia di questi territori e di queste comunità si fermò per poi
ripartire, lentamente e con enorme fatica, solo negli anni
successivi".
"Come possiamo toccare con mano - ha aggiunto - la Diga del
Vajont non solo non è mai crollata ma ancora oggi si erge al suo
posto, intatta e inutilizzata qui in Friuli Venezia Giulia a
pochi metri dal confine con il vicino Veneto. Una costruzione
perfetta, per interessi economici voluta dall'uomo nel posto
sbagliato senza ascoltare le grida di allarme di chi in quei
luoghi conduceva la propria esistenza".
"Un monumento indistruttibile alla memoria che ogni anno - ha
detto Fedriga - viene visitato da centinaia di migliaia di
turisti che in silenzio osservano la vastità della frana, leggono
i nomi dei tanti bambini spariti nel nulla e passeggiano sul
coronamento di un manufatto costruito all'imboccatura di una
valle, come vedete, caratterizzata da una bellezza fragile e
selvaggia e attraversata dall'infaticabile torrente Vajont".
Nel ringraziare Sergio Mattarella, testimone della vicinanza
dello Stato alle popolazioni colpite, per la sua presenza alla
Diga del Vajont, il governatore ha rimarcato l'importanza della
gestione de territorio in modo sostenibile e responsabile. "È
passato tanto tempo ma il nostro dovere - a partire dalle
istituzioni pubbliche e private - è quello di agire concretamente
affinché la memoria rimanga una cosa viva. La memoria delle
persone e delle località colpite deve essere la leva - ha
sottolineato - per intendere in modo nuovo la gestione del
territorio".
"Commetteremmo un errore gravissimo se si lasciasse tutto così
com'è; se mossi da una miope ideologia si decidesse di
abbandonare queste zone e le comunità che quassù -
orgogliosamente - resistono. Lo Stato, le Regioni, i Comuni di
Erto e Casso e Longarone, la Fondazione Vajont, le associazioni e
le imprese che qui operano sono chiamate a intensificare lo
sforzo comune per valorizzare questo piccolo pezzo di montagna,
trasformando la tragedia del passato - ha concluso Fedriga - in
benessere e opportunità di sviluppo per il domani".
ARC/TOF/al