(ACON) Trieste, 21 set - "Questa lunga e triste vicenda,
relativa al progetto di una mega acciaieria Metinvest-Danieli
nella zona industriale Aussa-Corno, non penso si possa chiudere
con questa audizione in consiglio regionale. Io immagino qualche
improvviso colpo di coda finale che potrebbe arrivare da
decisioni romane, visti gli accordi internazionali che la
presidente del Governo, Giorgia Meloni, potrebbe avere stretto
con l'Ucraina. Resta ancora il dubbio su quel famoso art. 13 di
un recente Dl, che se non opportunamente emendato, può costituire
un rischio per un eventuale commissariamento dell'operazione".
Così una nota di Francesco Martines (Pd), a margine delle
audizioni nelle Commissione consiliari II e IV incentrate sulla
possibile costruzione di una acciaieria nell'Aussa-Corno.
"Un solo elemento - prosegue Martines - mi dà un po' di
sicurezza: il colore politico di Centrodestra di gran parte dei
sindaci dell'area interessata, che la Giunta regionale non
intende contrastare".
"Quanto al dire sì o no all'utilità dell'acciaieria, fino adesso
il tutto è stato gestito con molta leggerezza - ritiene il dem -,
poca trasparenza e forse anche un po' di delirio di onnipotenza
da parte di chi governa in Regione. Comportamenti, questi, che
dovrebbero far riflettere cittadini, amministratori e anche
classe imprenditoriale e sindacale del Friuli Venezia Giulia. Per
poter mantenere sul nostro territorio questo investimento, e
quindi dimostrare di avere una visione della politica industriale
della nostra regione, serviva fare uno studio su più siti e poi
individuare quello più adatto e meno impattante dal punto di
vista ambientale, sociale ed economico".
"Per ben due anni - afferma ancora Martines - si son fatti atti
di Giunta, decreti irigenziali, si approntavano accordi di
programma, si facevano incontri con sindaci ed enti interessati,
si davano incarichi ad università e studi di professionisti e
sulla stampa l'assessore Bini e il presidente Fedriga
continuavano a dire che non esisteva nulla agli atti della
Regione, ragionando solo sulla base di un rendering. Solo
quest'anno l'attività di comitati del territorio hanno sollevato
il problema in maniera concreta e alla fine si sono convinti
anche i sindaci che l'operazione non era percorribile. Poi
arrivano i pareri degli esperti, discutibili e ancora incompleti,
che dicono che dal punto di vista ambientale e sociale non ci
sono problemi e prima che gli stessi vengano resi pubblici, e
quindi presentati in Commissione consiliare, si fa una generalità
di Giunta dove si dice che 'dalla documentazione agli atti per la
sua complessità si genera un impatto talmente rilevante da far
prediligere altre tipologie di investimento'".
"Prima ci è stato detto che si devono aspettare i risultati degli
studi per decidere (così è stato risposto ad una mia
interrogazione) e adesso che i risultati dicono che si può fare,
la Giunta - commenta il consigliere in conclusione - decide che
no, non si può. Ora il problema è diventato il costo eccessivo
per l'infrastrutturazione di ferrovie e strade, quando fino a
ieri lo erano i dragaggi e l'accesso di grandi navi in piena
laguna di Grado Marano, che ammonterebbe a 250 milioni, oltre a
tempi lunghi per realizzare le opere. Per poter mantenere sul
nostro territorio questo investimento, serviva fare uno studio su
più siti in regione e decidere quello meno impattante".
ACON/COM/rcm