(ACON) Trieste, 21 set - Un fronte compatto, quello dei sindaci
che sono intervenuti sul tema del futuro dell'area industriale
Aussa Corno nel corso delle audizioni in II e IV Commissione, che
si sono concluse nel pomeriggio al termine di poco meno di sei
ore di serrato confronto.
I primi cittadini di Marano Lagunare, Lignano Sabbiadoro, San
Giorgio di Nogaro, Grado, Latisana, Terzo di Aquileia e Aquileia
hanno tutti motivato il loro convinto no all'ipotesi di
realizzare una grande acciaieria a ridosso della laguna di Grado
e Marano e non distante dalle località balneari più frequentate
del Fvg.
"Abbiamo una storia di 120 anni di balneazione e vorremmo che ce
ne fossero altrettanti in futuro", ha ricordato Laura Giorgi,
prima cittadina di Lignano, mettendo in guardia dal rischio di
una "guerra" tra città e Paesi rivali nel campo del turismo. Tema
ripreso dal collega di Grado, Claudio Kovatsch, che ha ricordato
come "un giornale austriaco abbia di recente pubblicato notizie
allarmistiche a proposito del progetto di realizzare un impianto
siderurgico non lontano da qui".
Nel ribadire il no di San Giorgio di Nogaro, il sindaco Pietro
Del Frate ha chiesto però di investire su quell'area: "Da decine
di anni chiediamo un secondo accesso all'Aussa Corno, anche per
allontanare le ferrocisterne dai centri abitati". Mauro Popesso,
primo cittadino di Marano, ha espresso il "fermo dissenso del
consiglio comunale a un impianto di grandi dimensioni: il canale
di Porto Buso deve andare a meno 7,50 metri, perché la laguna ha
già dato".
"Ci tranquillizza che ora si cerchino altri siti adatti", ha
osservato Lanfranco Sette, sindaco di Latisana, prima che
Giosulado Quaini (Terzo d'Aquileia) ed Emanuele Zorino (Aquileia)
ribadissero la contrarietà dei loro rispettivi territori. I
ragionamenti dei primi cittadini sono stati preceduti
dall'intervento di Andrea De Nicolò, presidente della Comunità
Riviera friulana.
Ma la lunga audizione ha visto anche la partecipazione di
numerosi tecnici, impegnati negli studi preliminari sull'impatto
dell'acciaieria. Antonella Faggiani, di Smart Land, ha illustrato
i risultati dell'indagine socio-economica, che ha fotografato un
territorio "con costante regressione demografica, ma anche con un
tessuto produttivo ricco, che supera i tremila addetti. Ai quali
l'acciaieria potrebbe aggiungere ulteriori 700 posti di lavoro
diretti e altrettanti indiretti".
Per l'Università di Udine, Marco Petti ha riassunto gli studi sul
possibile impatto idrodinamico, mentre Marina Campolo ha parlato
di emissioni e qualità dell'aria, evidenziando il problema della
ridotta ventilazione nella zona presa in esame. Giovanni Longo,
dell'Università di Trieste, ha invece studiato gli impatti su
traffico e trasporti. L'ingegner Andrea Cocetta ha fornito dati
sulla fattibilità tecnico-economica del progetto, mentre Massimo
Fadel, di Cooprogetti, si è soffermato su temi e parametri
urbanistici.
Chiamate a esprimersi pure le categorie. Michele Nencioni,
direttore generale di Confindustria Udine, ha auspicato
"interventi su porto Nogaro, raccordo ferroviario e strada
provinciale 80", ricordando che in quell'area operano circa cento
aziende. Per Confindustria Fvg, Stefano Hauser ha ricordato
l'importanza dei riflessi turistici su una scelta di questo
impatto, mentre Giorgio Venudo di Confartigianato ha detto senza
mezzi termini che "il sito scelto per fare quell'impianto è
sbagliato. Ed è già difficile reperire personale per le nostre
attività artigianali
".
Prudente la posizione dei sindacati. Cristiano Pizzo, della Cisl,
ha preferito non esprimere un parere netto "perché la
documentazione, come abbiamo sentito, non è completa, e a
sorpresa sembra che l'investitore si sia fermato". Anche Emiliano
Giareghi, della Cgil di Udine, è convinto che "non vadano
espresse posizioni a priori". Entrambi i rappresentanti dei
lavoratori hanno però manifestato preoccupazione sul futuro del
comparto industriale in Fvg.
Chiaro invece il no delle associazioni ambientaliste. Sandro
Cargnelutti, di Legambiente Fvg, è preoccupato per la presenza di
metalli pesanti che potrebbero essere movimentati con i dragaggi.
Ancor più drastico Maurizio Fermeglia (Wwf Italia): "In laguna
c'è un inquinamento da mercurio pesantissimo, con valori già oggi
superiori ai limiti di legge: se si liberano metalli pesanti dai
fanghi chi mangerà poi i prodotti della pesca? E ci si dimentica
troppo facilmente degli impatti sulla biodiversità".
(2 - continua)
ACON/FA-fc