(ACON) Trieste, 4 lug - Il marchio Scarpetti, scelto dal Museo
carnico delle arti popolari di Tolmezzo per un progetto che vede
tra i suoi partner anche la Regione, non piace al capogruppo del
Patto per l'autonomia-Civica Fvg, Massimo Moretuzzo, che su
questo tema ha proposto un question time al vicegovernatore con
delega alla Cultura, Mario Anzil. "Questo marchio, pur facendo
riferimento a un prodotto artigianale tipicamente friulano -
osserva Moretuzzo - riporta una nomenclatura priva di ogni
riferimento chiaramente identificabile come friulano". Anzil gli
ha ricordato che "il progetto è promosso e gestito dal Museo, ma
abbiamo in ogni caso ricostruito la vicenda: i promotori volevano
registrare il marchio Scarpets, ma non è stato possibile in
quanto c'erano già diciture identiche. Si è deciso così di
utilizzare l'italianizzazione, ritrovata in un documento notarile
del 1931, che forse non è elegante ma in qualche modo ricorda le
nonne che italianizzavano i termini italiani". "Le lingue
minoritarie sono un grande strumento di marketing, e dunque la
questione non è banale - ha replicato Moretuzzo - e io faccio
fatica a comprendere l'affetto per l'italianizzazione di una
parola italiana, ricordando che nel 1931 il regime fascista non
aveva certo simpatia per il friulano".
Il progetto che prevede la realizzazione di un'acciaieria nella
zona industriale di San Giorgio di Nogaro era invece al centro
del question time di Rosaria Capozzi (M5S). La consigliera
pentastellata ha chiesto all'assessore alle Attività produttive,
Sergio Emidio Bini, la conferma di aver ricevuto inizialmente
l'assenso all'approfondimento del piano e all'accordo di
programma da parte del Comune di Marano Lagunare, dal momento che
successivamente il Consiglio comunale di Marano ha approvato
all'unanimità un ordine del giorno con il quale si chiede di
rettificare questa posizione, riportata in una delibera
regionale. Bini ha definito "inaccoglibile la richiesta di
modificare la delibera di Giunta", ribadendo "che sull'acciaieria
nessun procedimento è stato avvito, e quella delibera riguardava
lo sviluppo complessivo della zona industriale dell'Aussa Corno.
L'amministrazione di Marano, che non partecipò alla Conferenza,
trasmise l'assenso agli approfondimenti tecnici e non eccepì
nulla a quanto verbalizzato". "Questo significa - ha replicato
Capozzi - che il Comune di Marano avrebbe detto il falso
nell'ordine del giorno in cui chiede alla Regione di revocare gli
atti: sarebbe particolarmente grave. Mi auguro che il sindaco di
Marano chiarisca la sua posizione".
A quando la vera conclusione dei lavori e la conseguente ripresa
dell'erogazione dei servizi? Lo ha chiesto Diego Moretti,
capogruppo del Pd, a proposito della ristrutturazione del vecchio
edificio Terme di Grado, osservando che i lavori avrebbero dovuto
terminare prima dell'inizio della stagione turistica mentre "il
cantiere risultava ancora aperto dopo il 28 giugno, giorno nel
quale la stampa aveva annunciato la consegna dell'opera alla Git
Grado, notizia ripresa dalla pagina Facebook personale
dell'assessore Bini". "Questi lavori non mi risultano ancora
chiusi", ha ribadito Moretti in aula.
Bini, in qualità di assessore al Turismo, gli ha risposto
ripercorrendo la vicenda "sbloccata grazie a un accordo con la
nuova amministrazione comunale. Si tratta di un appalto da 5,5
milioni da realizzare in tempi ristretti: ci sarà un breve
differimento della consegna dei lavori, dal 28 giugno al 10
luglio, a causa di una difficoltà intervenuta, come capita di
frequente nei cantieri. La conclusione dei lavori non coinciderà
comunque con l'inizio del servizio perché ci sono dei tempi
tecnici. E per quanto riguarda riabilitazione e palestra, i
lavori termineranno successivamente, entro settembre". "Si fa
chiarezza su un tema che la stampa e lo stesso assessore
avrebbero potuto trattare con maggiore prudenza - ha replicato
Moretti - perché è sbagliato rilanciare notizie senza le
opportune verifiche. Ricordiamoci che ci sono anche dipendenti in
cassa integrazione in attesa della riapertura dello stabilimento".
La situazione dell'Electrolux di Porcia sta a cuore a Serena
Pellegrino, consigliera di Alleanza Verdi e Sinistra, che in un
question time ha ripercorso i più recenti sviluppi: "Il 2022 si è
chiuso con una produzione quasi dimezzata con la fuoriuscita di
circa 90 lavoratori, e il 2023 si è aperto con l'utilizzo della
cassa integrazione ordinaria", ricorda la consigliera di
Opposizione, che chiede alla Giunta "come intenda procedere per
quanto di sua competenza per evitare la chiusura o l'eventuale
cessione di Electrolux, il depauperamento dell'industria
friulana, la garanzia dei posti di lavoro diretti ed indiretti".
"La Regione - le ha risposto Bini - segue attentamente la
situazione. Abbiamo incontrato i vertici di Electrolux, che ci
hanno dato assicurazioni sulla volontà di non depotenziare né
ridimensionare in termini di personale lo stabilimento di Porcia.
E ci hanno riferito che non hanno fondamento le notizie di
trattative con un gruppo cinese. Anche il Governo, con il
ministro Ciriani, ha incontrato i sindacati, ed è pronto a
ricorrere al golden power se necessario". "Grazie del dettaglio -
ha replicato Pellegrino - ma il socio che ha maggior peso nelle
decisioni di Electrolux è lo stesso di Wartsila: rassicurano e
poi se ne vanno
Ricordiamoci che sono in ballo 800 operai, 100
impiegati e 1000 lavoratori che operano nella ricerca. Temo che
quelle di Electrolux siano strategie per attendere il prossimo
anno, sperando nel rilancio del settore".
2 - segue
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