Trieste, 01 dic - In campo sanitario il sapere molto spesso fa la differenza. Conoscere ed essere consapevoli degli stili di vita più opportuni da adottare può contribuire non poco a prevenire una patologia. Ecco che allora un ente pubblico, come la Regione, deve investire in una efficace comunicazione per la promozione della salute. Una comunicazione che è diffusione di informazioni, ma che deve essere anche formazione, per far sì che da parte dei cittadini pazienti vi sia una presa di coscienza, una responsabilizzazione dei percorsi di prevenzione e di cura.
Sono questi alcuni dei concetti espressi dall'assessore regionale alla Salute e protezione sociale, Vladimir Kosic, che è intervenuto a Trieste ad un incontro sulla comunicazione medico-paziente, moderato dal dottor Fabio Samani , cui ha partecipato Alessandro Lucchini, curatore del libro "Il linguaggio della salute, edito da Sperling & Kupfer, insieme alla ginecologa Daniela Gerin, allo psichiatra Paolo Bertagni, a Bojana Pavicevic, mediatrice culturale, Imma Tromba, operatrice Centro antiviolenza della Provincia di Trieste, e Barbara Todisco, coautrice del libro. Rispondendo alla sottolineatura di Lucchini, che ha ricordato come nella prefazione del volume Umberto Veronesi abbia evidenziato che "comunicare bene è già una terapia", Kosic ha in sostanza annunciato che la Regione Friuli Venezia Giulia intende imprimere un'autentica svolta alla comunicazione per la salute.
"Non basta più - ha detto - pubblicare libretti che nessuno legge o affiggere poster che nessuno guarda: andremo piuttosto ad ideare una comunicazione efficace che, anche attraverso l'utilizzo delle più moderne tecnologie, dovrà essere in grado di garantire a tutti i cittadini informazioni puntuali e corrette. E poi dovremo essere capaci di verificare se il messaggio è arrivato, e se ha contribuito a sviluppare comportamenti virtuosi".
"Troppo spesso - ha aggiunto - capita che due persone, due famiglie siano costrette ad affrontare una stessa malattia in maniera anche molto diversa, solo perchè ricevono informazioni diverse o parziali. Noi dovremo fare in modo che tutti abbiamo le stesse opportunità di conoscere, di sviluppare con il proprio medico e con le strutture una relazione profonda e concreta. Un rapporto da cui possa poi nascere una responsabilizzazione del malato, della famiglia, delle associazioni, delle organizzazioni sindacali, anche per sviluppare indispensabili alleanze terapeutiche".
Nella sua introduzione Lucchini ha dal canto suo evidenziato come talvolta nel rapporto tra medico e paziente nascano dei problemi legati al differente significato che i due interlocutori attribuiscono alla stessa parola. "Spesso i medici utilizzano un linguaggio, il medichese, che fa nascere i problemi anche dove non ci sono, o li aggrava usando parole, toni, atteggiamenti non opportuni", ha rilevato.
"Così capita che a volte i pazienti non si curano o si curano male perché non hanno compreso il senso di quanto loro viene detto: per questa ragione è fondamentale usare un appropriato linguaggio della salute".
Non basta. E' anche una questione di attenzione. Per Lucchini il medico deve "concedere più tempo all'ascolto del paziente che tenta di spiegare i propri sintomi. Invece da una ricerca è emerso che all'ascolto sono dedicati appena 22 secondi. Dopo di che il medico ha già emesso la sua sentenza".
ARC/PPD