(ARC) Trieste, 31 mar - Se l'Europa dei Quindici contava 38 milioni di disabili quella dei Venticinque ne avrà purtroppo molti di più. Non basteranno a quel punto risorse, ma ci vorranno molta scienza, rigore, tanta attenzione e continuità d'azione per affrontare il problema. E sarà necessario fare sistema.
Con queste parole del presidente della Consulta regionale delle associazioni del disabili del Friuli Venezia Giulia Vladimiro Kosic si sono aperti oggi a Trieste i lavori di "ICF per lo sviluppo di un linguaggio comune sulla salute e la disabilità nella Comunità di Alpe Adria", convegno organizzato da Regione e Consulta in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms)e con il sostegno della Direzione generale Ue Occupazione e Affari sociali, del ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, della Regione Veneto, di Disability Italian Network e di Federsanità Anci-FVG.
Dell'importanza di "fare sistema" a livello transnazionale ha parlato anche l'assessore regionale alla Salute e alla Protezione sociale Gianni Pecol Cominotto, che ha ricordato come il Friuli Venezia Giulia stia perseguendo l'obiettivo di ampliare le opportunità di collaborazione e cooperazione con le Regioni europee che fanno parte di una realtà territoriale con radici e modelli di sviluppo comuni.
Pure, le Regioni europee e il sistema del welfare debbono ormai confrontarsi - ha ricordato l'assessore - con un tasso di crescita che negli ultimi anni è fortemente diminuito e garantisce risorse inferiori ai costi dei servizi ai cittadini. Ciò implica la necessità di ottimizzare le risorse stesse proprio attraverso la capacità di fare sistema, pena la diminuzione di un corretto livello di equità.
L'ICF (Classificazione internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute) è lo strumento che favorisce il linguaggio comune "che attiene alle condizioni soggettive, rappresenta un modo per valutare i bisogni e consente, quindi, di fare correttamente sistema", ha detto Pecol Cominotto.
Ma sull'importanza dell'ICF e delle sue applicazioni pratiche si sono incentrati buona parte degli interventi susseguitisi nella giornata, a partire da quello della rappresentante del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Isabella Menichini, che ha illustrato l'impegno dell'Italia in occasione dell'"Anno europeo della Disabilità 2003". Per quest'impegno, che si è espresso con finanziamenti per 15 milioni di euro a 22 progetti (ulteriori 17 sono stati appena "adottati") ed altri significativi interventi, lo scorso novembre l'Italia ha ricevuto, ha ricordato Menichini, il F.D. Roosvelt International Disability Award.
Una valutazione adeguata della disabilità nel mondo si basa soprattutto sulla capacità di uniformare la classificazione dei dati che riguardano un problema in evoluzione, dal momento che se diminuisce la mortalità emerge per contro una disabilità nuova, fondata su malattie come l'Aids e sul progressivo invecchiamento della popolazione nei Paesi occidentali.
In questo senso, come è emerso dal contributo del rappresentante dell'Oms, Nenad Kostanjesek, l'ICF è utilissimo, in quanto modello interattivo, sia da un punto di vista concettuale e pratico che per decidere gli interventi migliori.
Inoltre questo sistema di classificazione (basato su un questionario redatto da "Alpe Adria disability network" della Commissione Sanità ed Affari sociali di Alpe Adria e parte integrante del più ampio progetto europeo della Consulta regionale delle associazioni del disabili del Friuli Venezia Giulia), induce ad un diverso modo di affrontare il problema dal momento che, ha ricordato Matilde Leonardi, coordinatore scientifico del progetto ICF in Italia, ciascuno di noi, nella vita, può trovarsi ad affrontare una situazione transitoria o permanente di disabilità.
(continua)
(ARC) Trieste, 31 mar - "Non un nuovo metodo di classificazione, ma un metodo di classificazione fortemente innovativo".
Così l'assessore regionale per le Relazioni Internazionali Ezio Beltrame ha definito l'ICF (Classificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) in conclusione del convegno dedicato oggi a Trieste a questo progetto, che definisce un modello di rete europea in materia e il cui utilizzo avrà importanti ricadute nel settore delle politiche socio-sanitarie.
Un modello incentrato sulla persona in relazione all'ambiente, secondo una visione olistica dei temi connessi con la salute e la disabilità nella prospettiva di una reale integrazione sociale, scolastica e lavorativa.
Beltrame ha portato l'esempio dei trasporti pubblici, spesso inaccessibili al disabile, per evidenziare l'importanza di una politica integrata. Ma ha soprattutto messo in evidenza l'impegno dell'attuale Giunta regionale che "con in testa il presidente Illy sta lavorando per la nascita dell'Euroregione nella consapevolezza che problemi comuni di aree contigue vano affrontati insieme".
I valori della collaborazione in un'area vasta trovano applicazione soprattutto in campo sociosanitario ha rilevato Beltrame, il quale ha osservato che una cooperazione sugli obiettivi comuni può portare ad una migliore valutazione dei risultati e ad un migliore impiego dei fondi pubblici.
Beltrame ha concluso il suo intervento augurandosi che dal convegno derivi una più completa integrazione nell'interesse dei cittadini europei e, a tale proposito, Luigi Bertinato della direzione per i Servizi sociali della Regione Veneto, che ha coordinato i lavori del pomeriggio, ha ricordato che dal 1 giugno sarà disponibile la tessera sanitaria europea che favorirà la libera circolazione delle persone anche in questo ambito.