(ACON) Trieste, 8 ago - È stata una tragedia immane, ma dal
disastro di Marcinelle, avvenuto esattamente 66 anni fa, è nata
un'Europa più attenta alle tematiche della sicurezza sul lavoro,
del valore della vita umana, della solidarietà e aiuto reciproco
tra Stati membri.
Ad andare con il cuore prima che con la memoria alle 262 vittime,
136 le italiane, dell'incendio avvenuto l'8 agosto 1956 nella
miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, oggi
patrimonio dell'Unesco, è il presidente del Consiglio regionale
del Friuli Venezia Giulia, rappresentante di una terra di
emigranti per antonomasia.
La vita dei minatori allora valeva meno del carbone che
estraevano, sottolinea il vertice dell'Assemblea legislativa.
Erano uomini reclutati a combattere una guerra tanto silente
quanto spietata, quella del lavoro senza regole contro la fame,
per il diritto di dare prima ancora che un futuro ai propri
figli, un pezzo di pane da mettere in tavola alle proprie
famiglie.
Se del buono è nato dalle ceneri della miniera, per il presidente
si trova non certo negli accordi tra Italia e Belgio del '46,
quando il nostro Governo si espose con l'invio di almeno 2.000
lavoratori a settimana nelle miniere belghe con garanzie di un
trattamento umano solo sulla carta, ma in quel desiderio -
divenuto esigenza - di promozione dei diritti dei lavoratori che
da lì è scaturito e che segna le fondamenta dell'Unione europea
odierna.
Pensare a quei 136 italiani è come pensare a uomini di cui andare
fieri come nazione, sostiene ancora la presidenza consiliare.
Giusto, dunque, aver voluto già nel 2001 che la ricorrenza di
Marcinelle coincida con la "Giornata nazionale del sacrificio del
lavoro italiano nel mondo", un sacrificio che, affinché non sia
stato vano, deve continuare ad essere mantenuto vivo come stimolo
di coscienza, civile, politica e istituzionale.
ACON/RED