(ACON) Trieste, 15 giu - "Pensiamo di continuare lungo la
direzione già individuata, perché l'idea iniziale prevedeva 17 km
di strada nuova mentre ora, a progetto rivisitato e rimodellato
in base al flusso del traffico attuale, ne rimangono solo 3 con
gli altri 14 da attivarsi su sedimi preesistenti. Tutto è stato
perciò ridimensionato e, pur comprendendo le istanze dei
cittadini, è necessario soddisfare alcuni parametri e quei 3
chilometri serviranno per bypassare il centro storico di
Nogaredo".
Lo ha chiarito l'assessore regionale a Infrastrutture e
Territorio, Graziano Pizzimenti, nel corso dei lavori della IV
Commissione, presieduta da Mara Piccin (FI) e riunita
nell'emiciclo di piazza Oberdan, durante un'audizione riservata
ai rappresentanti del Comitato No strada San Vito-Nogaredo.
"Non parliamo solo sicurezza, ma anche di gestione dei flussi con
funzioni di drenaggio. Si tratta di un progetto che arriva da
molto prima del nostro insediamento - ha aggiunto l'esponente
della Giunta regionale - e mi pare che, in questi termini
aggiornati, stia perfettamente in piedi sotto il profilo tecnico".
Utilizzando un video esplicativo, dal canto loro, gli auditi si
sono concentrati sulle problematiche legate alla viabilità lungo
il collegamento tra il casello autostradale di Palmanova e
Manzano, auspicando "di non veder realizzate strade inutili e
by-pass in fase di progettazione come quello tra San Vito e
Nogaredo al Torre", ma sostenendo piuttosto l'adeguamento di
arterie già esistenti come la Sp50, la Sp2 e la Sr252.
L'audizione ha aperto la seduta pomeridiana della IV Commissione,
moderata dal vicepresidente Lorenzo Tosolini (Lega), facendo
esplicito riferimento agli "800 ettari di campi e boschetti che
si estendono tra San Vito, Nogaredo, Ialmicco e Visco dove, nel
bel mezzo di una zona agreste, si vuole costruire un'inutile e
costosa strada. Un vero ecomostro che, a partire da una rotonda
sulla Sr252, promette di deturpare i paesaggi".
Lo scenario dipinto dagli ospiti prende il via da una serie di
scelte prese "oltre 20 anni or sono, nel pieno dello sviluppo
dell'industria della sedia, per snellire il traffico tra Manzano
e il casello autostradale di Palmanova. Oggi - è stato tuttavia
rimarcato - il flusso si è drasticamente ridotto e perciò nuove
arterie non servono più neppure alle industrie del Manzanese".
I portatori di interesse hanno anche evidenziato come "il
percorso sia stato più volte modificato, anche in seguito alle
vibranti proteste delle comunità coinvolte. Nel 2016 si è deciso
di riqualificare solo le strade esistenti, eccetto il tratto San
Vito-Nogaredo che va migliorato e messo in sicurezza. La via
corretta è quindi il miglioramento dell'esistente, senza
distruggere ulteriori terreni, spendere inutilmente denaro
pubblico e danneggiare l'agricoltura e l'ambiente".
"Sarebbe un disastro, perché la strada corre da 3 a 7 metri sul
piano di campagna - hanno spiegato Edo Billa, Monica Govetti ed
Eric Nardin - e costituisce quasi un argine attraverso 800 ettari
di campagna, spaccando quasi a metà l'area e sconvolgendo la
viabilità rurale. Non a caso abbiamo raccolto oltre 70 firme
contrarie di agricoltori locali. Il traffico si è comunque
ridotto del 90% su una strada che ha sempre retto, senza problemi
di incidenti. Tra le cause del declino del Manzanese, del resto,
non viene mai rilevato il problema della viabilità".
La richiesta del Comitato è infine quella di "procedere a una
nuova analisi del traffico che - si sono detti certi i suoi
rappresentanti - dimostrerà come il by-pass sia del tutto
inutile. Piuttosto, vanno messe in sicurezza e riqualificate le
strade esistenti, evitando una scelta devastante".
L'appuntamento, richiesto dal consigliere Furio Honsell (Open
Sinistra Fvg) con le firme aggiuntive in calce degli altri
componenti dei gruppi di Opposizione, è stato introdotto dallo
stesso proponente che ha parlato di "situazione paradossale a
causa di un'esigenza urbanistica originata da un contesto
socio-economico di 20-25 anni fa che, ormai, rischia di dare una
risposta sovradimensionata rispetto alle odierne e reali esigenze
di mobilità con un inutile consumo di suolo".
La discussione generale è stata aperta da Cristian Sergo (M5S)
che ha ricordato come si tratti "di idee di 40 anni fa, approvate
decine di anni or sono, riviste e poi ribadite in maniera
definitiva. Se c'erano tanta urgenza e gravi pericoli, allora,
perché non è stata ancora realizzata la strada? Noto anche una
similitudine con la tangenziale Sud di Udine mentre, oltre allo
spostamento del traffico pesante dalla strada alla rotaia, la
migliore risposta sarebbe quella di tornare sul territorio
insieme al Comitato per verificare se quello che sostiene è vero
o no".
La dem Mariagrazia Santoro, ritenendosi toccata dalla vicenda
anche in prima persona, ne ha ripercorso alcune tappe partendo
dalla precedente Amministrazione regionale e chiudendo il suo
intervento con la considerazione secondo la quale "fino
all'appalto definitivo, ogni ripensamento è sempre possibile.
Come detto da Sergo, il progetto iniziale non prevedeva la
bretella: se l'esigenza non c'è più, è quindi dovere della
Regione ripensare il tutto".
Tra gli altri consiglieri attivi nel corso del dibattito, Elia
Miani (Lega) ha portato la sua esperienza di amministratore
locale e di conoscitore del territorio. Massimo Moretuzzo (Patto
per l'Autonomia) ha inoltre suggerito due riflessioni:
"Comprendere se l'opera serva o meno utilizzando dati sul
traffico attuali, ma anche fare attenzione al consumo del suolo,
dove la nostra regione si colloca a livelli superiori rispetto la
media nazionale. Gli indicatori dicono inoltre che non è
necessario spendere decine di milioni di euro per un'esigenza non
più richiesta dal territorio".
ACON/DB-fa