REGIONI DI CONFINE CHIEDONO REVISIONE FONDI STRUTTURALI

Bruxelles, 18 nov - Le principali Regioni europee di Italia, Austria e Germania poste al confine con i nuovi Stati membri dell'Unione chiedono alla Commissione europea di ridurre considerevolmente il differenziale di aiuto consentito con i Fondi strutturali, per evitare di trasformare le opportunità dell'allargamento in un rischio per lo sviluppo. La posizione comune di Friuli Venezia Giulia, Baviera, Carinzia, Stiria, Bassa Austria e Alta Austria è stata illustrata oggi a Bruxelles, nella sede del Land della Baviera, presenti i sei rappresentanti delle Regioni firmatarie di un documento comune rivolto alla Commissione, tra i quali Riccardo Illy. Le sei Regioni ritengono importante, ma non ancora del tutto soddisfacente, la proposta di riforma dei Fondi strutturali presentata nel luglio scorso dalla Commissione europea, nella quale si riconoscono le Regioni di confine come "zone con uno svantaggio geografico e naturale". Per le zone poste direttamente a ridosso dei confini con i nuovi Stati membri dovrebbe essere perciò consentita - secondo quanto proposto nel documento - una percentuale di aiuto nazionale generale di almeno del 10 per cento, esclusa la maggiorazione per le Piccole e medie imprese. Il differenziale di aiuto massimo con le Regioni direttamente confinanti non dovrebbe in ogni caso superare il 20 per cento. Poiché le realtà regionali di confine presentano situazioni molto diverse fra loro, nel documento congiunto si propone di tenerne conto mantenendo, per esempio, il sostegno non solo verso i settori ad alta tecnologia ma anche alle imprese che operano nei comparti economici tradizionali. Nel suo intervento, il presidente Illy ha ricordato che in Friuli Venezia Giulia, unica Regione italiana a confinare con uno dei nuovi Paesi membri, i Fondi comunitari dell'Obiettivo 2 cesseranno nel 2006 e la regione entrerà nella cosiddetta fase di "phasing out", con la prospettive di vedere scomparire ogni possibilità di aiuto in pochi anni, mentre queste misure cominceranno ad avvantaggiare la vicina Slovenia, che potrà finanziare gli investimenti delle imprese fino al 50 per cento. Il presidente del Friuli Venezia Giulia ha proposto all'attenzione l'esempio di Gorizia, che costituisce un'unica conurbazione con Nova Gorica, posta a pochi metri al di là del confine. Qui sono a rischio di delocalizzazione - ha sottolineato - non sole le Piccole e medie imprese ma anche le piccolissime ditte artigianali individuali, a causa dei vantaggi della Slovenia in termini di costo del lavoro, di regime fiscale e ora anche dal differenziale di aiuto consentito alle imprese. Nel documento congiunto si ricorda che le Regioni di confine sono state vittime, a partire dal dopoguerra, della Cortina di ferro e hanno potuto compensare negli ultimi decenni il loro ritardo nello sviluppo economico proprio grazie a una efficiente politica strutturale e regionale da parte dell'Unione europea. Una situazione, questa, che rischia tuttavia oggi di essere messa in discussione con l'allargamento dell'Unione, se non sarà modificata la politica dei Fondi strutturali.