(ACON) Trieste, 30 mar - "Questa mozione su una nuova politica
energetica a tutela di cittadini, famiglie e imprese del Friuli
Venezia Giulia, presentata pochi giorni prima dell'inizio del
conflitto in Ucraina, assume oggi ancor più forza nel chiedere
una posizione politica netta e impegnativa".
Lo ribadisce in una nota il capogruppo di Forza Italia in
Consiglio regionale, Giuseppe Nicoli, primo firmatario della
mozione 315 sottoscritta anche dai colleghi Mara Piccin e Franco
Mattiussi.
"La mozione, approvata dall'Aula - spiega Nicoli -, nell'auspicio
che a livello nazionale e regionale si intraprenda una serie
articolata di azioni tese alla diversificazione energetica, era
finalizzata a impegnare presidente e Giunta regionali a
intraprendere una politica per la quale intervenire direttamente,
per quanto di competenza regionale, o sollecitando decisioni in
tal senso nell'interlocuzione con il Governo, con un unico fine:
contenere le spese energetiche che ricadono su cittadini e
imprese del Friuli Venezia Giulia".
Il capogruppo di Forza Italia fotografa la situazione conseguente
al caro bollette: "Giustamente il Governo si sta muovendo in più
direzioni, nell'ottica della diversificazione energetica, l'unica
strada al momento percorribile per non abbandonare al caso i
bilanci di famiglie e imprese, che hanno lanciato un allarme
impossibile da ignorare circa la propria vulnerabilità".
Nicoli fa quindi riferimento "alla ricerca di nuove fonti di
approvvigionamento di gas naturale, alla riscoperta a livello
nazionale della strategicità di infrastrutture quali Tap e Meg e
alla volontà del Governo di acquistare due nuovi rigassificatori
offshore, ai termovalorizzatori e al fatto che neppure la parola
nucleare appaia più tabù, andando oltre al pur necessario
sviluppo delle rinnovabili e dell'idrogeno".
"I tempi del no a qualsiasi proposta devono finire - ha osservato
il forzista -. Dev'essere ben accolto tutto ciò che si muove
verso l'indipendenza (ben lontana dall'essere raggiunta) e la
diversificazione dell'approvvigionamento energetico, nella
massima tutela ambientale e della salute possibile in rapporto
alla sostenibilità economica".
"Ma dal territorio si levano anche i no ideologici o
campanilistici - critica Nicoli - a progetti che appaiono invece
articolati e mirati a uno sviluppo sostenibile per il territorio,
le imprese e le famiglie. Il caso di Monfalcone è emblematico:
dinanzi a un progetto di transizione energetica, anziché cercare
la strada del dialogo con un'azienda che vuole investire sul
territorio, si preferisce il muro contro muro. Serviva fare
chiarezza sulla linea che vogliamo seguire".
ACON/COM/rcm