Trieste, 10 feb - Oltre al governatore Massimiliano Fedriga,
alle cerimonie per il Giorno del Ricordo che si sono tenute oggi
alla foiba di Monrupino e al monumento nazionale di Basovizza
hanno presenziato anche gli assessori regionali Pierpaolo Roberti
(Autonomie locali, funzione pubblica, sicurezza, immigrazione),
Fabio Scoccimarro (Difesa dell'ambiente, energia e sviluppo
sostenibile) e Alessia Rosolen (Lavoro, formazione, istruzione,
ricerca, università e famiglia).
"Nonostante le restrizioni legate alla pandemia, anche quest'anno
il Giorno del Ricordo ha visto una notevole partecipazione da
parte delle associazioni e delle istituzioni - ha affermato
Roberti -. Si tratta di una manifestazione di grandissima valenza
perché per troppi anni sulla tragedia delle foibe si è voluto
stendere un velo di omertà dettato all'epoca da convenienza
politica e da motivazioni di carattere geopolitico".
"Visto che questo silenzio, questo oblio è durato per tanti,
troppi anni, oggi ancora con maggiore forza dobbiamo superare
quelle divisioni e quelle sofferenze che si sono venute a creare
a causa del silenzio e dell'omertà. Fondamentale quindi - ha
aggiunto Roberti - essere presenti e partecipare a questa
cerimonia, ma ancora più importante non dimenticarcene il giorno
dopo".
"A diciotto anni dall'istituzione del Giorno del Ricordo - ha
sottolineato Scoccimarro - c'è ancora una fetta di popolazione
che non conosce le foibe e l'esodo di istriani, fiumani e dalmati
e chi giustifica o, peggio ancora, nega la tragedia e le atrocità
commesse dagli slavi-comunisti di Tito nei confronti degli
italiani, ma anche di sloveni, croati e non solo e di giovani
preti martiri come i beati don Francesco Bonifacio e don Miroslav
Buleic".
"Molto è stato fatto, attraverso documentari, film e servizi
giornalistici, per riportare alla luce questo dramma a lungo
tenuto nascosto. La mano nella mano tra i presidenti Mattarella e
Pahor rappresenta un buon inizio, ma bisogna coinvolgere anche i
presidenti degli altri stati della ex Jugoslavia. Inoltre - ha
concluso Scoccimarro - solo ritirando l'onorificenza al
maresciallo Tito, cancellando le scritte inneggianti al dittatore
dai monti Cocusso e Sabotino e magari erigendo al loro posto
delle croci che uniscono i nostri popoli e non li dividono, si
potrà cominciare a parlare di giustizia".
ARC/RT/gg